Si è spento Antonio Menegazzo missionario e vescovo in Africa

Era tornato nel 2010 dopo aver dedicato la vita alla sterminata diocesi in Sudan  Il funerale sarà celebrato lunedì pomeriggio in Duomo dal presule di Padova



Una vita dedicata a evangelizzare il Sudan e poi il ritorno a Cittadella che gli aveva dato i natali. Si è spento nella notte tra mercoledì e ieri Antonio Menegazzo, vescovo emerito di El Obeid. Aveva 87 anni, il rosario sarà recitato domani nella chiesa di San Francesco e domenica a Pozzetto; il funerale sarà celebrato dal vescovo di Padova Claudio Cipolla in duomo, lunedì, alle 15.30.

vocazione precoce

Monsignor Menegazzo era nato in via Postumia, ora via Belvedere, il 13 settembre del '31, figlio di Giovanni e di Emilia Fabris, penultimo di 4 fratelli e 2 sorelle. Mamma casalinga, il papà in gioventù era emigrato in America in cerca di fortuna per poi tornare in Italia, dove coltivava la terra e allevava un po' di bestiame. L'infanzia in una dimensione contadina, poi il dramma della seconda guerra mondiale, con il fratello maggiore fatto prigioniero dai nazisti e internato in Germania, ma tornato a casa sano e salvo. Dopo aver frequentato tre classi elementari a Cà Onorai, il futuro vescovo prese la licenza a Borgo Vicenza. A 11 anni entrò nell'Istituto dei Comboniani di Padova; nel '48 il noviziato a Firenze e i voti religiosi nel ’50. Fu ordinato sacerdote nel '57 dall'allora Cardinale Montini, futuro papa Paolo VI. Celebrò la sua prima messa in duomo a Cittadella, dove lunedì gli verrà dato l'ultimo saluto. I suoi superiori lo destinarono al Sudan del Nord e nell'ottobre del 1957 don Menegazzo arrivò in Africa.

Un continente in cui avrebbe trascorso gran parte della sua vita, lasciando un segno indelebile. Una terra difficile, in maggioranza araba musulmana, con pochi cristiani sudanesi; i missionari insegnavano nelle scuole e assistevano religiosamente i cristiani soprattutto di origine siriana. Nel 1976 divenne vicario generale di Karthoum: incontrava sacerdoti, suore, catechisti, gruppi di laici. Sempre incoraggiava e forniva indicazioni per migliorare il cammino delle parrocchie.

una diocesi sconfinata

La sfida più importante maturò nel 1992, quando fu eletto amministratore apostolico della diocesi di El Obeid: uno spazio sconfinato - pari a tre volte l'Italia - che da due anni era senza vescovo per ragioni di sicurezza, dal 1985 - infatti - c'era la guerra civile in Sudan. Papa Giovanni Paolo II lo fece vescovo nel 1996, sempre a El Obeid. Nel 2010, arrivato all'età pensionabile, è tornato in italia, a Cittadella, e con grande umiltà si è messo a disposizione della parrocchia per le confessioni e per le celebrazioni eucaristiche.

Sapeva mettersi in contatto con le persone, con le loro urgenze, e attorno a lui si era creato un grande affetto. La sua meravigliosa esperienza gli permetteva di praticare anche una straordinaria capacità di dialogo con gli animali.

La prima domenica di ottobre celebrava sempre la messa con la benedizione degli animali, in occasione della festività di San Francesco. —

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