Siamo noi, questa è l’Italia: la tenerezza e la dignità

Da 44 mila video di cittadini è nato l’emozionante film di Salvatores
Di Marco Contino

Gli italiani sorridono davanti all’obiettivo. Sorridono nonostante la crisi, la mancanza di lavoro, di soldi e di prospettive. “Italy in a day”, un giorno nella vita degli italiani, riempie lo schermo della Mostra di emozioni autentiche che commuovono e divertono, appassionano e fanno riflettere nella loro semplice quotidianità: il caffè la mattina, un pranzo in famiglia, un bacio, un tramonto, una coperta rimboccata, due bimbi nella vasca da bagno, il panino con la mortadella, una nascita, un matrimonio, la vecchiaia, la malattia. Nessuno fugge e chi è lontano sogna di tornare, perché «l’Italia è bella così com’è».

Gabriele Salvatores dirige il primo social movie italiano, rilanciando in chiave nazionale il progetto di Ridley Scott “Life in a day” del 2010 e montando in un unico film di 75 minuti i video realizzati dagli italiani durante le 24 ore del 26 ottobre 2013 per raccontare la loro giornata. Dei 44.197 contributi ricevuti, con oltre 2200 ore di immagini, ne sono stati scelti 632: un diario emotivo, un censimento dei pensieri e dei sentimenti degli italiani. Qualcuno lo ha definito un “selfie” nazionale, ma Gabriele Salvatores non è d’accordo. «Il selfie è esibizionismo, nulla di più lontano dall’idea che avevo in mente. Semmai il film è una seduta collettiva di psicanalisi dalla quale emerge un’Italia ferita e sofferente, che però crede ancora nel futuro, non si deprime e lotta con dignità».

Salvatores ha avuto tra le mani la vita degli italiani, agglomerando tanti frammenti di quotidianità attorno ad alcuni fili rossi, emozionandosi ogni volta. «Mi sono mosso in quello spazio infinito tra le coperte di una ragazza che non vuole uscire dal suo letto e l’immensità della galassia filmata dall’astronauta Luca Parmitano, passando attraverso il viaggio di un giovane migrante in una nave container e le immagini girate da alcuni detenuti del carcere di Bollate. Dentro e fuori, grande e piccolo. Ci sono 150 milioni di galassie nell’universo ma il nostro mondo è fatto di un bambino che non vuole addormentarsi, di una signora con l’Alzheimer che non riconosce più il figlio, di una ragazza che annuncia ai genitori la propria gravidanza».

Tutto vero («i video troppo costruiti li abbiamo tagliati», spiega Salvatores) ma necessariamente filtrato dall’occhio del regista. «Sono convinto che non basti una macchina fotografica per fare il fotografo, né una chitarra per fare il musicista. Il montaggio è l’anima di un film, oggi più che mai nell’oceano di immagini che ci assedia. Non credo nella democrazia diretta né che il pubblico abbia sempre ragione. Il cinema è chiamato a fare questo: prendersi delle responsabilità e fare delle scelte».

L’Italia è meno rabbiosa e inquieta di quanto Salvatores si aspettasse: «Vorrei che tutti i politici vedessero il film, la tenerezza umana e la dignità che traboccano dalla immagini. Di questo si dovrebbe occupare chi ci governa, ovvero di rendere la vita più dignitosa, perché, come diceva Saint- Just, tutti abbiamo diritto alla felicità o, per citare Martone, abbiamo bisogno di un desiderio di infinito, altrimenti la vita è solo sopravvivenza».

Italy in day” uscirà in sala per un giorno solo il 23 settembre, poi verrà trasmesso in televisione il 27 per sbarcare sul web in un secondo momento. «Credo che questo percorso distributivo sia il futuro del cinema. Non possiamo più pensare a un solo tipo di pubblico: bisogna ottimizzare l’uscita di una pellicola, proponendola nei modi più diversi. Perché, ad esempio, non esiste un Itunes per i film dove posso comprarli e vederli per pochi soldi in alta definizione?».

Intanto, sullo schermo il sole tramonta appena dietro le case di Piazza Plebiscito a Napoli, proprio dove Gabriele Salvatores è nato. «Una coincidenza intima» dice «che mi sono permesso di mantenere». Del resto, c’è anche la sua tra le vite affacciate alle finestre di un’Italia che si addormenta e si rialza ogni mattina. E non si arrende.

Argomenti:venezia71

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova