Sigarette elettroniche: un negozio su tre chiude

La Dm di Ponte San Nicolò aveva 35 punti vendita che ora si sono ridotti a 10. «Le lobby del tabacco e una falsa pubblicità ci hanno ucciso: ma risorgeremo»

PADOVA. Il mercato delle sigarette elettroniche sta attraversando una crisi profondissima. In poche parole è in stato vegetativo. Anche se, per continuare la metafora, grossisti, imprenditori e commercianti accusano: «Non ci siamo fatti fuori da soli, ci stanno uccidendo». Soltanto un anno fa la moda di “svapare” aveva raggiunto il suo picco più alto e Padova rappresentava il fulcro di questo nuovo business per tutto il Veneto. Veniva aperto quasi un negozio nuovo a settimana in tutta la provincia, la tendenza stava dilagando e arrivavano clienti da tutta la regione. Dodici mesi dopo il boomerang sta velocemente tornando indietro e rischia di investire tutto quello che costruito.

La serrata. Non ci sono stime precise, ma si calcola che nell'inverno 2013, si fosse arrivati ad avere più di 100 rivenditori di sigarette elettroniche in tutta la provincia. Adesso ne sono rimasti settanta. Per un calo vertiginoso che sfiora il 35%. Un dato certo, invece, è quello dell'azienda Dm con sede Ponte San Nicolò, la prima impresa specializzata nell'importo e nel commercio di sigarette elettroniche in provincia di Padova. A fine 2012 la Dm era arrivata ad aprire 35 negozi in franchising in tutta Italia. Adesso ne sono rimasti soltanto 10. Un crollo del 72% in appena un anno. Alcuni negozi arrivavano a guadagnare appena 20 euro al giorno e strozzati dalle tasse hanno deciso di chiudere la serranda. In media una piccola azienda di importatori e rivenditori di sigarette elettroniche a fine 2012 fatturava 280mila euro in un anno. Nel 2013 si è scesi sulla soglia dei 190mila euro, per un calo del 32%, ma che negli ultimi sei mesi ha assunto proporzioni tragiche, arrivando anche a meno 80% rispetto allo stesso semestre dell'anno precedente. E se a questo ci si aggiunge la tassa del 58,5% introdotta a dicembre per decreto legge, si capisce che il quadro assume tinte molto fosche.

Media sotto accusa. L'umore di rivenditori e imprenditori che avevano investito in questo settore non può che essere ai minimi storici e in pochissimi credono in una risalita. «Ho idea che non ci rialzeremo più», sospira uno dei soci della Dm. «Le lobby del tabacco hanno fatto di tutto per distruggerci e sono riusciti nella loro impresa. Noi non molliamo ma lo scenario è pessimo, speriamo solo che il Tar possa darci ragione e faccia togliere la super tassa». Intanto sono sempre più i negozi che chiudono o sono costretti a modificare la propria attività per resistere alla crisi. Come la boutique di piazza 20 Settembre a Conselve, che alle sigarette elettroniche ha aggiunto la vendita di integratori. «Un anno fa chi era ben avviato vendeva anche dieci volte tanto», confessa il titolare «Ora in molti chiudono perché la gente si è fatta intimorire dalla campagna denigratoria diffusa mediaticamente contro le e-cig». Più fiduciosa Marina Matelozzo, titolare di due negozi, uno all'Arcella e l'altro a Roncaglia. «Anche io ho accusato un calo dell'80% del fatturato, ma credo ci possa essere una risalita. La gente che ha smesso di “svapare” si accorgerà presto dei benefici che davano le sigarette elettroniche rispetto alle bionde. Lobby e media ci hanno massacrato, ma i medici sono con noi e hanno smentito tutte le maldicenze sui presunti danni dei nostri prodotti».

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