Smog, la cintura urbana di Padova divisa, un’ordinanza per ogni Comune

La città rischia di restare sola nell’adozione delle misure dell’Accordo Padano Tavolo zonale diviso.
Bui (Provincia): «Ogni sindaco deve poter fare come vuole»
MALFITANO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - TRAFFICO VIA TOMMASEO
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PADOVA. Divisi alla meta. La stagione dello smog che sta cominciando mette a nudo, una volta di più, le divergenze fra i Comuni della cintura che affronteranno l’emergenza inquinamento con provvedimenti disomogenei e disordinati.

Se Padova tiene saldo il timone sulla rotta tracciata dall’Accordo Padano fra le quattro regioni del nord più inquinate, diversi comuni del tavolo tecnico zonale hanno già fatto intendere di non essere disposti ad adottare ordinanze altrettanto restrittive.

La Provincia, per bocca del presidente Bui, assolve i sindaci. Legambiente invece li bacchetta: «Servono serietà e rigore».

Cadoneghe, Limena, Maserà e Selvazzano hanno annunciato al Tavolo tecnico zonale, coordinato dalla Provincia, che non adotteranno le limitazioni al traffico previste nell’Accordo Padano.

Altri sindaci stanno meditando sul da farsi e solo giovedì dovrebbero sciogliere gli ultimi dubbi. Il timore, assai diffuso, è che alla fine il capoluogo resterà quasi solo nella sua battaglia, con intuibili ripercussioni negative sugli effetti delle limitazioni.

Lo smog, ovviamente, non tiene conto dei confini comunali e solo una misura condivisa su area vasta può essere davvero efficace.

L’assessore all’Ambiente di Padova, Chiara Gallani, non ha nascosto il fastidio per la posizione assunta da alcuni comuni della cintura.

«Il quadro dovrebbe essere unico e interregionale, non ci si dovrebbe sfilare. Tra l’altro non mi sembra un buon modo per governare la salute dei cittadini», ha detto.

L’amministrazione di Padova, peraltro, ha fatto intendere di non essere d’accordo neppure sullo “sconto” deciso dalle Regioni a favore dei mezzi privati diesel Euro 4, che almeno fino a gennaio non si fermeranno - come invece era previsto nell’Accordo - in condizioni di allerta zero.

«Però capiamo che l’emergenza sanitaria ha complicato le cose, sia dal punto di vista economico che da quello dei trasporti pubblici», ha aggiunto Chiara Gallani.

Fabio Bui, presidente della Provincia e coordinatore del Tavolo tecnico zonale, non è mai stato a favore dei blocchi del traffico e non lo nasconde.

«Io preferisco altre misure. Con la Provincia abbiamo stanziato 400 mila euro per sostituire vecchie caldaie e altri 150 mila per piantare boschi. Per me queste misure sono più utili», dice. Quindi assolve i suoi colleghi sindaci che non fermeranno le auto.

«Nessuno è costretto», aggiunge. «Dalla Regione arrivano indicazioni, ma poi ognuno può fare quello che vuole.

L’importante però è fare qualcosa, perché in assenza di provvedimenti un sindaco può essere chiamato a rispondere del fatto che non tutela a sufficienza la salute dei cittadini».

Per Bui c’è anche un problema pratico: «Un sindaco decide per le strade comunali, la Provincia per quelle di sua competenza e poi restano comunque le Regionali. C’è confusione, si rischia il caos. Cadoneghe, per esempio, è attraversata da strade di tutti i tipi. Come dovrebbe regolarsi?La verità è che anche il Tavolo zonale è anacronistico, bisognerebbe prendere provvedimenti su scala regionale, validi dappertutto».

Ma il caos anche quest’anno sarà comunque inevitabile: chi arriva da un comune della cintura dove non ci sono limitazioni si schianterà contro i blocchi di Padova o di un altro comune fedele all’Accordo Padano. E ad ogni confine superato, gli automobilisti potrebbero trovare regole diverse. —
 

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