Sos dai Centri per l’impiego troppe pratiche, pochi addetti

padova
Con una perdita di personale del 30% in due anni, fra il 2016 e il 2018, e un organico di 40 addetti (mediamente tutti over 50) i Centri per l’impiego del Padovano faticano ad affrontare l’attività quotidiana attuale. Nel frattempo due delle nove sedi dislocate nella provincia, segnatamente quelle di Montagnana e Abano, sono chiusi temporaneamente, per carenza di personale secondo i sindacati.
Ma i guai del servizio, ora in capo a Veneto Lavoro dopo essere stato un ufficio della Provincia dalla fondazione, non si fermano a questo: se ora infatti i gli operatori devono affrontare circa 40 mila contatti all’anno con code che, per il Cpi di sottopasso Saggin alla Stanga, superano le 100 persone ogni mattina, l’anzianità di servizio dei dipendenti rischia di ipotecarne ulteriormente la capacità operativa. Secondo le stime della Fp Cgil di Padova infatti la riforma delle pensioni del Governo giallo-verde e l’anzianità effettiva dei dipendenti dei Cpi padovani rischiano di far uscire nei prossimi 2 anni e fino al 2020 almeno un’altra decina di lavoratori, riducendo gli organici alla metà di quanti non fossero nel 2016. Un’uscita dal lavoro per nulla compensata da eventuali nuove assunzioni, ferme grazie ad un blocco del tournover che, per i dipendenti di Veneto Lavoro, è fissato al 2020. «Altro che reddito di cittadinanza», sbotta Enrico Ciligot, segretario della Fp Cgil di Padova, «da noi i dipendenti dei Cpi non hanno neppure modo di far fronte all’utenza normale. Quarantamila contatti annui sono un’enormità, soprattutto se si considera che ciascun utente richiede servizi complessi che vanno dalla ricerca di un lavoro alla richiesta di disoccupazione, dalle pratiche dell’Anaspi al reinserimento lavorativo per le categorie protette».
E mentre l’attività di incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro assorbe una parte significativa delle energie dei 40 dipendenti dei Cpi di Padova, alle prese non solo con l’utenza mattutina a con tutte le attività che esulano da quelle di sportello, per i dipendenti di sottopasso Saggin un’ipoteca grava anche sulla possibilità di restare negli uffici attuali. «Gli spazi occupati dal Cpi di Padova», continua Ciligot, «sono in effetti di proprietà della Provincia a cui però è stata tolta la gestione del servizio. L’ente si trova dunque nella posizione di dovere chiedere alla Regione, tramite Veneto Lavoro, un affitto per gli spazi. Ma non è detto ad oggi che la struttura regionale sia nelle condizioni di versare quanto richiesto. In pratica nei prossimi mesi non è escludere (come già successo per i dipendenti del settore turismo) che gli uffici centrali della Stanga vengano liberati e che i dipendenti debbano farsi carico anche di un trasloco che ne complicherebbe non poco il lavoro». —
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