Sos dei viticoltori, vogliono più acqua

VO’. L’abbassamento delle temperature ha portato un po’ di sollievo tra i filari, ma la grande sete condizionerà pesantemente la produzione vinicola. Sono soprattutto le varietà dei bianchi le vigne più giovani a risentire della siccità che ha letteralmente lasciato a secco la pianura padovana e i Colli Euganei.
Proprio per effetto della penuria d’acqua la vendemmia quest’anno inizierà in qualche caso in anticipo (per effetto della maturazione precoce) e in altri casi con almeno una settimana di ritardo. Dopo il Serprino e il Tai, i primi grappoli ad essere raccolti saranno quelli delle basi spumante, dopo il 22 agosto, seguiti dagli altri bianchi. Ovviamente la produzione è data in deciso calo, soprattutto per chi non ha potuto irrigare, o lo ha fatto senza la necessaria regolarità, con una perdita media prevista che oscilla fra il 20 ed il 30 per cento, secondo le prime stime.
«I vigneti che hanno avuto disponibilità d’acqua» spiega Antonio Dal Santo, presidente del Consorzio Vini Doc Colli Euganei «hanno meno problemi e daranno dei vini di qualità. Ben diversa, purtroppo, la situazione per i viticoltori che si trovano nelle zone dove l’acqua non arriva, in particolare tutta la parte alta di Teolo, Faedo di Cinto, Boccon di Vo’. Qui sono a rischio soprattutto le varietà dei bianchi, a partire dal Moscato bianco, che risente della penuria d’acqua. Va un po’ meglio invece per i rossi, sperando che la stagione possa cambiare.
Ad essere in difficoltà sono soprattutto le vigne giovani, che non possiedono un apparato radicale in grado di penetrare in profondità nel terreno e trovare così un nutrimento sufficiente per lo sviluppo dei grappoli. Almeno un quarto dei vigneti dei Colli Euganei avranno un calo di produzione di circa il 60 per cento».
Al momento non è a rischio il moscato Fior d’arancio Docg, fiore all’occhiello dei viticoltori euganei, ma se la siccità continuerà ancora per molto il bilancio sarà assai più grave. Ormai portare acqua anche nei vigneti più alti dei Colli è una necessità, troppo a lungo trascurata, osserva dal Santo. «Da una decina d’anni» spiega «si parla di mettere a punto una rete di tubature in pressione che permetta di portare l’acqua dove non c’è. Con il Consorzio di Bonifica “AdigEuganeo” ci siamo confrontati in più occasioni, ribadendo che i viticoltori sono pronti a sostenere anche degli investimenti per risolvere il problema dell’irrigazione. Ma finché non c’è qualcosa di concreto non facciamo altro che mettere a repentaglio il lavoro di tante aziende. È il momento di darsi da fare e di partire subito con dei progetti da realizzare al più presto. Aspettare significa condannare parte della nostra produzione». Secondo i rilievi di Veneto Agricoltura sono proprio i vigneti padovani a soffrire più di altri gli effetti della siccità. «Non piove da due mesi» spiegano i tecnici «la carenza idrica calcolata nel lungo periodo è di almeno 200/250 millimetri d’acqua. I vigneti più vecchi stanno reagendo bene allo stress idrico, ma in quelli più giovani le uve non stanno maturando in maniera ottimale. Ciò nonostante la situazione sanitaria si presenta al momento buona. Tra i viticoltori padovani serpeggiano forti preoccupazioni sia per la qualità che per la quantità della prossima vendemmia».
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