«Speronati e fatti affondare da un cargo di Hong Kong»

BOVOLENTA
Pare abbia un nome la misteriosa nave cargo che, stando a una testimonianza anonima, avrebbe speronato la barca a vela “Bright” sulla quale Antonio Voinea, marinaio di Bovolenta, e lo skipper spezzino Aldo Revello stavano attraversando l’oceano Atlantico. Secondo un’altra fonte anonima, che si è messa in contatto via social con la moglie di Revello, si tratterebbe di una nave da carico di Hong Kong, costruita da un armatore belga e con equipaggio filippino, attualmente ferma nel porto di Dakar, capitale del Senegal.
Infatti pare che sulla fantomatica collisione che avrebbe mandato a picco la barca dei due velisti italiani lo scorso 2 maggio, al largo delle Azzorre, proprio l’autorità giudiziaria di Hong Kong abbia aperto un’inchiesta, poiché ha la giurisdizione sul cargo. Ma sono ancora troppi i condizionali e i “sembra” per avere delle certezze su cosa sia successo quel giorno in pieno oceano e sul perché non si abbiano avuto più notizie sulla scomparsa dei due marinai.
A Bovolenta attendono delle risposte i familiari di Antonio Voinea, 31 anni, marinaio che da qualche anno si era trasferito in Liguria per seguire la sua passione per il mare, che lo aveva portato a conoscere e lavorare insieme allo skipper Revello, 53 enne esperto di vela.
«Abbiamo visto anche noi i post di questo anonimo che sulla pagina Facebook di Rosa Cilano, la moglie di Aldo, si firma con lo pseudononimo “Aldo Antonio” e riferisce di questo cargo, ma non abbiamo la più pallida idea di quanto possano essere attendibili queste informazioni», afferma Alice Voinea, sorella di Antonio. Le prime segnalazioni anonime risalgono a un paio di mesi fa, quando una persona si era messa in contatto con la moglie di Revello raccontando che la “Bright” era stata speronata da una nave da carico che non si era fermata a prestare soccorso, abbandonando i marinai al loro destino. Ora c’è chi fornisce maggiori dettagli, sempre via social, invitando a mettersi in contatto con il comandante della nave. L’avvocato Matteo De Poli, che sta seguendo il caso per la famiglia Voinea, si augura che questa rivelazione dia un impulso alle indagini. Sulla scomparsa dei marinai ha aperto un fascicolo la pm Silva Sereni della Procura di Roma, su cui ricade la competenza per questi casi.
«Non siamo riusciti ad avere informazioni sulle eventuali indagini in corso», spiega l’avvocato De Poli, «nonostante i numerosi tentativi con la Procura e la disponibilità a un incontro. Adesso siamo di fronte a qualcosa di più di qualche affermazione generica. C’è l’indicazione di una nave, la Cmb Catrine, che per giunta nei giorni della scomparsa si trovava anche in quella zona e aveva partecipato attivamente alle ricerche dei marinai insieme alle autorità portoghesi. Il nome era già uscito sulla stampa locale all’epoca e tutte le informazioni sulla nave sono in rete, quindi non sappiamo se si tratti dell’iniziativa di un mitomane oppure se la segnalazione abbia un fondamento. Però stavolta gli elementi per svolgere un’indagine ci sono tutti: c’è un nome di una nave, del suo capitano, della società filippina che la gestiva e dell’armatore belga proprietario. Verificare non dovrebbe essere difficile a questo punto. Forse la procura romana lo sta già facendo, ma noi non ne sappiamo nulla. Poi pare ci sia un’indagine aperta a Hong Kong per collisione, ma anche qui si tratta di indiscrezioni giornalistiche. Ci auguriamo che tutto questo serva a stabilire la verità su questa scomparsa che al momento non ha spiegazioni né prove». —
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