Tangenti alle Terme, l’ex sindaco Luca Claudio è tornato a casa

Dopo le elezioni, il pm ha consentito la detenzione domiciliare a Mezzavia invece che a Porto Levante
LIVIERI- FOTOPIRAN - MONTEGROTTO-ARRESTO GDF SINDACO LUCA CLAUDIO
LIVIERI- FOTOPIRAN - MONTEGROTTO-ARRESTO GDF SINDACO LUCA CLAUDIO

MONTEGROTTO TERME. Luca Claudio è tornato, dopo quasi un anno dal suo arresto, nella sua casa di Mezzavia, in via Campagna Bassa. Il pm Federica Baccaglini ha infatti concesso all’ex sindaco di Montegrotto prima e Abano poi, arrestato il 23 giugno 2016 per lo scandalo della tangentopoli delle terme, gli arresti domiciliari nella sua abitazione di Montegrotto. Luca Claudio era tornato ai domiciliari a Porto Levante, nel Rodigino, lo scorso 11 aprile. In quell’occasione l’ex sindaco era stato rilasciato e riportato in carcere il 3 marzo scorso, dopo tre giorni dalla concessione dei domiciliari, per aver rilasciato un’intervista al “Mattino di Padova”.

Luca Claudio è tornato a casa ieri pomeriggio, intorno alle 14, accompagnato nella sua abitazione di via Campagna Bassa a bordo di un’auto qualsiasi e da agenti in borghese.

L’intento della Guardia di Finanza era evidentemente di non dare troppo nell’occhio e di concedere un po’di privacy al’ex sindaco.

Luca Claudio però è stato notato da qualche passante proprio mentre scendeva dall’auto per poi dirigersi all’interno della propria abitazione. Capello lungo, come nei primi anni della sua esperienza politica iniziata con la prima elezione a sindaco di Montegrotto nel 2001, abbronzato, Claudio è tornato ieri con i tre figli e i genitori, che abitano a fianco della sua abitazione. Arrestato l’anno scorso quattro giorni dopo la sua rielezione a sindaco di Abano con le pesanti accuse di concussione, corruzione e induzione indebita, Luca Claudio ha ottenuto i domiciliari a casa propria tra il primo e il secondo turno delle elezioni di Abano. Una scelta non casuale, in quanto l’intento della Guardia di Finanza e della procura è sempre stato di tenere l’ex sindaco lontano dalla bagarre elettorale, in modo tale che non potesse in alcun modo condizionare l’esito delle elezioni.

Il giudice Tecla Cesaro l’aveva infatti definito in tempi non sospetti un «soggetto ancora pericoloso», e capace quindi di condizionare ancora la vita politica aponense.

Claudio è ancora sottoposto a misura cautelare e a dicembre ha patteggiato quattro anni di carcere per quanto riguarda il primo filone d’inchiesta. È ancora in piedi un secondo filone, quello legato alla gara truccata per l’assegnazione dell’appalto della bonifica della discarica di via Guazzi, a Giarre.

 

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