Tasse, l’81% delle aziende non rispetta le scadenze

Più di otto commercianti su dieci hanno dovuto posticipare il pagamento di Irpef, Ires e Irap mentre, secondo le stime di Confesercenti, sono più di 5 mila le piccole imprese del settore commercio, turismo e servizi che non sono in grado di pagare tutte le imposte. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio fiscale dell’associazione di categoria del commercio la situazione degli imprenditori nel Padovano è drammatica: se è vero che il 30 per cento degli oltre 1.500 esercenti interpellati dallo studio sono riusciti a mettersi in pari con il fisco entro il 20 agosto (data entro la quale la maggiorazione è solo dello 0,4%), quasi il 40 per cento di questi ha scelto la via della rateizzazione fino a novembre. E se ben il 13 per cento dei commercianti interpellati proprio non è stato in grado di affrontare il pagamento delle imposte (un dato cresciuto del 7 per cento nell’ultimo anno), solo 6 commercianti su 100 hanno saldato il loro debiti con lo Stato entro la data stabilita di luglio (erano il 7 per cento l’anno scorso). E non va meglio per quanto riguarda il pagamento delle quote Inps dei titolari e dei collaboratori.
«Il cappio fiscale che si sta stringendo al collo dei commercianti è sempre più teso» spiega Nicola Rossi, presidente di Confcommercio Padova. «Molti fanno fatica a pagare i propri contributi: rispetto a otto anni fa, il numero di chi non ha pagato l’Inps per sé e per i propri familiari è più che quadruplicato e negli ultimi 2 anni è cresciuto del 30 per cento. Una situazione drammatica cui deve seguire una svolta positiva».
Anche in questo caso i numeri raccontano di una situazione pesante: l’11 per cento dei commercianti interpellati dall’Osservatorio fiscale di Confesercenti non è stato in grado di pagare l’Iva trimestrale o mensile; il 31 per cento non è stato in grado di pagare la rata dei contributi previdenziali per se stesso e per i propri familiari mentre, seppur tra mille difficoltà, si continuano a pagare contributi ed imposte per i dipendenti (7 per cento). «Quasi ogni giorno dobbiamo confrontarci con nuovi balzelli, sempre più pesanti e irragionevoli», continua Nicola Rossi, «I più odiosi sono quelli sui beni immobili strumentali: non è possibile considerare un lusso il fatto di possedere un bene che è necessario per il proprio lavoro. Quella della tassazione dei beni strumentali, e per i commercianti non si può non includere il negozio come bene strumentale, è una vecchia questione che non si è mai chiusa. La crisi continua a colpire le famiglie, l’occupazione obiettivamente non cresce e i consumi sono al palo. Lo Stato come vuole che facciano i commercianti ad affrontare una pressione fiscale che non accenna a frenare?». Peraltro la soluzione, utilizzata da molti, di accettare rateizzazioni più o meno pesanti per evitare il rischio di pignoramenti sembra essere oramai solo un palliativo. «Sono in molti quelli che si trovano a dover rateizzare più di un importo», dichiara il presidente di Confesercenti Padova, «con l’unico risultato di trovarsi strozzati dalle rate, anche in questo caso troppo onerose. Per essere competitivi oramai si punta sul prezzo, riducendo margini di guadagno sempre più risicati, con l’unico risultato di avere sempre meno liquidità per far fronte non solo alle spese di gestione ma anche a un fisco che sta strozzando i commercianti».
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