Torna «il Gancino» di piazza Duomo con gestore albanese

Il Gancino, lo storico bar di piazza Duomo, dopo otto mesi di serrande abbassate, riaprirà il primo dicembre. Il nuovo gestore è Fation Ymerai, un giovane ristoratore, originario di Durazzo (Albania) che, in centro, è già titolare di un locale in Piazza delle Erbe. Il contratto di affitto è stato già firmato, con il proprietario dei muri, Massimiliano Bottaro (noto distributore di bibite), pochi giorni fa e, quindi, è già tutto pronto per la pulizia radicale e della ritinteggiatura dei locali prima della riapertura.
«Farò il possibile per rilanciare un locale così importante per la storia della città», spiega il nuovo gestore, «d’altronde sono nel settore della ristorazione già da diversi anni. Anche se vengo da lontano, credo di conoscere bene le tradizioni ed i gusti alimentari sia dei padovani sia dei numerosi turisti che frequentano questa bellissima città e che, di solito, si siedono intorno ai tavolini del plateatico. Credo di avere tutte le carte in regola per far diventare lo storico bar Gancino ancora più bello e più accogliente di prima». Fation Ymerai è conosciuto bene dall’ex parlamentare Maurizio Saia, che ha lo studio proprio sopra al Gancino e dalla Confesercenti, l’associazione di categoria a cui è iscritto da sempre.
«Il nuovo gestore è un grande lavoratore ed un imprenditore intelligente», spiega Maurizio Francescon, direttore della Confesercenti, «lo stiamo aiutando in vista dell’apertura. Le novità saranno numerose. Ad esempio tutti i generi alimentari saranno a chilometro zero».
Il Gancino, di piazza del Duomo, oltre ad essere stato aperto 70 anni fa, non è un bar qualsiasi. Il vano sotterraneo è recintato ed è protetto e tutelato dalle Belle Arti dopo che, quattro anni fa, durante alcuni lavori di ristrutturazione, furono rinvenuti un tratto di una antica strada romana, un’anfora e altri pregiati resti archeologici. Dal 2009 al 2013, il bar di piazza Duomo è stato gestito da Amedeo Silvestri, ex chef da Gigibar, in corso Milano e, prima ancora, da due ragazzi cinesi.
Felice Paduano
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