Trafficanti di veleni una talpa in tribunale aiutava la Coimpo

Anni di sversamenti avvenuti senza controlli nel Rodigino dopo gli arresti si scava per far luce sulla rete di coperture 
NOVENTA PADOVANA. Informazioni riservate dalla Provincia e anche dal Tribunale di Rovigo. Così i vertici di Coimpo e di Agribiofert sarebbero riusciti a farla franca per anni, perlomeno fino all’avvio delle indagini nel 2014, quando la morte accidentale di quattro operai attirò le autorità nel mondo Coimpo. Si allarga a macchia d’olio l’indagine sulla Coimpo, l’azienda di Adria – gestita anche dai padovani Gianni e Alessia Pagnin, 66 e 41 anni di Noventa Padovana, finiti in manette – che trattava fanghi e che è finita al centro di una serie di inchieste portate avanti da Procura e Direzione distrettuale antimafia di Venezia. L’accusa per la Coimpo e per la “sorella” Agribiofert è quella di aver sparso senza autorizzazione e senza trattamenti fanghi civili e industriali – dunque inquinanti – in numerosi appezzamenti agricoli del Polesine. L’intento era quello di limitare i tempi e massimizzare i guadagni, in barba alla tutela ambientale e alla leale concorrenza. Per questo sono scattati gli arresti di sei imprenditori, compresi i due padovani Pagnin, e le denunce di ben quarantun persone. Tra queste ci sarebbero anche dipendenti pubblici e politici. A finire sul registro degli indagati è stato ad esempio Giuseppe Boniolo, impiegato della Provincia di Rovigo che fino a qualche anno fa lavorava nel settore ambiente di Palazzo Celio. Boniolo è stato anche consigliere comunale a Rovigo, prima con il Pd e poi con la civica Aria Nuova. È accusato di abuso d’ufficio e corruzione dalla Procura di Rovigo. Un altro indagato, sempre per gli stessi reati, arriverebbe addirittura dal Tribunale rodigino. Si tratterebbe infatti di un ex pubblico ufficiale, oggi in congedo, per anni distaccato in Tribunale. A destare sospetti, tra le altre cose, sono state alcune intercettazioni in cui uno degli arrestati dichiarava di essere chiaramente al corrente di trovarsi al centro di un’inchiesta sulla gestione dei rifiuti in Coimpo. Notizia, questa, evidentemente trapelata dal mondo giudiziario e più precisamente dal pubblico ufficiale indagato. L’inchiesta arriva a toccare anche un politico di Adria. Il suo nome compare in quanto i vertici della società si sarebbero messi in contatto con lui per chiedergli indicazioni su come muoversi nei confronti della Provincia e su chi eventualmente contattare. Non risulta comunque iscritto nel registro degli indagati.
(n. c.)


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