Un circolo ricreativo abusivo sul Brenta

Ieri il sopralluogo di carabinieri, vigili e genieri a Saletto di Vigodarzere, la struttura sarà smantellata
VIGODARZERE. Da qualche giorno è stato notato e segnalato un capanno sul Brenta, che pareva un ricovero di disperati, ma che è più probabile sia una specie di circolo ricreativo di pescatori. È comparso da qualche tempo lungo la sponda del Brenta di Vigodarzere, nel tratto di maresana cui si accede salendo sull’argine da piazzale Galilei, a Saletto. A giudicare da come sembra “vissuto” e dallo strato di foglie e terriccio che ricopre il tetto, il capanno deve essere lì da un bel po’, ma è probabile che sia diventato più visibile in questa stagione, in cui la vegetazione, di solito rigogliosa, si è seccata, lasciando ampi squarci tra gli alberi. Ed è stato quindi notato da qualcuno dei numerosi frequentatori dell’argine, dove passeggiano di continuo persone a piedi, da sole o con il cane, ciclisti e pure ragazzini che “bigiano” scuola. Ieri mattina i carabinieri di Vigodarzere, con la polizia locale Medio Brenta e i tecnici del Genio civile regionale, hanno svolto un sopralluogo, per verificare di che struttura si trattasse.


Non è infrequente che capanne e tende compaiano lungo il fiume, issate con materiale di recupero da persone senza dimora, che si adattano a ricoveri di fortuna e che preferiscono l’autonomia di un capanno o di una tenda sul fiume, lontano da occhi indiscreti e senza alcuna spesa, ma anche senza un minimo di sicurezza e di igiene, per viverci dentro. Era accaduto anni fa nella vicina Cadoneghe, mentre a Vigonza intere tendopoli vengono periodicamente smantellate. Il capanno di Vigodarzere, realizzato proprio a pochi centimetri dal pelo dell’acqua, non presenta tracce di bivacchi notturni: mancano le pentole e i giacigli con le coperte, sebbene in mezzo a questa stanza, realizzata con dei pannelli di compensato, ci sia un focolare.


Tutto intorno dei bancali di legno fingono da sedie e poltrone. Su una mensola sono allineati attrezzature per la pesca e anche giochi in scatola: esattamente come fosse un circolo ricreativo, realizzato da chi intanto che il pesce abbocca fa due mosse con re, regine ed alfieri oppure si porta appresso i bambini, che in qualche modo devono passare il tempo. Per scendere fino al capanno sono stati pure realizzati alcuni gradini in legno. Curioso, infine, il cartello inchiodato ad un albero posto all’ingresso, che recita in un mix di lingue, ma in bella calligrafia, “Welcome in t’a capanna. Mi casa non es tu casa, more”. Sebbene apparentemente innocua, la struttura andrà comunque smantellata in quanto può compromettere o avere già compromesso la stabilità della sponda arginale, lungo un fiume che in più punti ha manifestato in questi anni la propria fragilità.


Intanto rifiuti contenenti amianto si trovano ancora, abbandonati, in via Palladio, dove erano stati segnalati alcune settimane fa. Sono due mucchi diversi, uno all’interno di un terreno privato, l’altro fronte strada. «Ci passo davanti tutti i giorni», racconta Maria Grazia Martin, una residente «e nessuno li ha mai spostati da dove si trovano. Quelli sul fondo privato, sembrano dei pezzi di copertura ondulata, sono stati recintati con del nastro bianco e rosso, mentre gli altri, si tratta di una tettoia e del rivestimento di un pozzetto, si trovano lungo il ciglio della via». (cri.s.)


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