Un tir varca il confine dell’Iran È il primo italiano dopo 25 anni

Il carico della Chiggiato, partito il 3 settembre, è giunto a Teheran 6 giorni dopo Trasportava medicinali. In cabina un autista di Monselice: «Emozione fortissima»
Dario Guerra





È della Chiggiato Trasporti il primo autotreno italiano che ha varcato il confine turco-iraniano dopo 25 anni. Questo, almeno, è quanto hanno riferito le autorità locali a chi era al volante. A percorrere i 4.550 chilometri per arrivare a Teheran sono stati Mariano Grosselle e Gianni Bertin rispettivamente di Tezze sul Brenta e Monselice. Partiti da Piombino Dese, sono arrivati a destinazione in soli 6 giorni a bordo di un inconfondibile Scania con casse frigo carico di prodotti farmaceutici. Per il titolare Luca Chiggiato, prossimo a festeggiare i 50 anni di attività, è stata una fortissima emozione: «Era da qualche anno che preparavamo questo delicato trasporto nel cuore del Medio Oriente, sono stati anni di duro lavoro per ottenere tutta la documentazione necessaria ed avere i permessi di circolazione. L’Iran è sempre stata una meta a cui ambivo, ci tenevo tantissimo. Fin da bambino, quando leggevo “Tuttotrasporti”, mi affascinavano molto le avventure di chi partiva verso quelle terre».

Piombino Dese-Bari è stato il primo step del viaggio, poi proseguito con il traghetto da Bari ad Igoumenitsa per attraversare tutta la Grecia fino all’uscita dalla Ue ad Ipsala e l’approdo in Turchia. Una volta entrati in Turchia ed attraversate le meraviglie di Istanbul e del Bosforo i ragazzi si sono addentrati nell’altopiano di Tahir fino alla lunga sosta presso la frontiera turco-iraniana a Bazargan, prima di dirigersi verso la capitale Teheran. È stato il trasporto “door to door” più lungo mai realizzato fin d’ora dalla Chiggiato, che con i 4.800 km per il ritorno in sede ha sfiorato la soglia dei 10.000. Proprio per l’eccezionalità dell’evento, il trasporto è stato “raccontato” ora dopo ora via social.

Uno dei momenti più emozionanti? «L’appuntamento fissato all’ambasciata iraniana per il visto: l’addetto in ambasciata ha confermato di non avere notizie di aziende italiane, con autisti italiani, che entrano in Iran con un camion targato italiano da almeno 25 anni». Dopo i paesaggi lussureggianti dell’Anatolia, le escursioni termiche tipiche di quelle terre e i passi di montagna che vanno dai 1.600 ai 2.400 metri, non sono mancati gli imprevisti: a Gurbulak un solerte poliziotto turco con la pistola sfoderata si pianta in mezzo alla strada, convincendo in un attimo i due camionisti a rispettare la fila. Fondamentale sarà la capacità di Mariano e Gianni di famigliarizzare con alcuni autisti iraniani che spiegano com’è la procedura. E dopo un paio di giorni fermi al confine a Bazargan, i due possono proseguire per Teheran. Anche dalla sede della Chiggiato il viaggio è stato seguito ora e finalmente: «Ecco l’Iran. Polveroso e ricco di ogni tipo di risorsa, forse come nessun altro paese». I due camionisti arrivano al primo checkpoint dove la polizia deve controllare il transito e qui conoscono Soheil, un 14enne che sarà per loro un importantissimo compagno di viaggio fino al termine. «Ciò che ci rimane è la consapevolezza di aver realizzato qualcosa di importante sia a livello professionale, sia a livello aziendale. Abbiamo realizzato un sogno, arricchito le nostre esperienze personali e riaperto nuovi contatti». —



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