Vagoni all’amianto, demolizione rischiosa: due indagati

STAZIONE. Le perizie hanno confermato che i vagoni contenevano amianto. La loro demolizione era stata affidata alla Padana Rottami (estranea ad ogni accusa) che non avrebbe potuto procedere alle operazioni, in quanto non specializzata nella bonifica da amianto. La vicenda è quella della demolizione di numerosi vagoni merci di proprietà di Trenitalia, in sosta nello scalo ferroviario dell’Interporto di Padova lungo il binario 17. È il 4 settembre. Inizialmente 16 carri ferroviari vennero messi sotto sequestro: c’era il sospetto - ora certezza - che alcune parti del carrello fossero foderate d’amianto, in particolare la conchiglia della ralla e i patini di scorrimento del carrello stesso. Sul caso venne aperta un’inchiesta affidata al pubblico ministero Francesco Tonon, il magistrato che ha chiesto il provvedimento di sequestro. I vagoni, tutti merci, erano destinati alla Padana Rottami, azienda siderurgica che opera nell’ambito della lavorazione e del commercio di rottami ferrosi con sede operativa a Padova. Facevano parte dell’ultimo lotto di un appalto di ben quattromila carri tutti affidati per lo smaltimento alla Padana Rottami che, a quanto pare, nulla sapeva della presenza di amianto. E che non avrebbe le attrezzature per affrontare e gestire la presenza del pericoloso minerale. La segnalazione su quel carico era arrivata alla Polfer di Mestre.
Il pm Tonon aveva affidato l'incarico all'ingegnere Santo Cozzupoli di Brescia proprio per verificare l'amianto presente nei vagoni. Per gestione di rifiuti non autorizzata e disastro colposo sono indagati due vertici di Trenitalia, Mario Castaldo e Gianfranco D'Arienzo, il primo legale rappresentante della divisione Cargo, il secondo dirigente.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova