Valentine e le altre, l’utile bellezza

PADOVA. La mostra “Valentine… e le altre”, che si tiene a Padova al Centro Culturale Altinate da oggi al 10 marzo 2013, presenta una selezione tratta dalla Collezione Bortolussi delle macchine da scrivere e da calcolo prodotte da Olivetti dal 1950 alla fine degli anni '70. La produzione Olivetti di quegli anni costituisce un emblema di quella capacità di sintesi tra “utilità e bellezza” che contraddistinse la grande stagione del design italiano del dopoguerra. La necessità di coniugare gli aspetti funzionali dei prodotti industriali a contenuti estetici e formali che li rendessero gradevoli fu una straordinaria intuizione di Adriano Olivetti, uomo di cultura e imprenditore visionario che mutò le regole della produzione industriale e del rapporto tra impresa e società.
Adriano Olivetti comprese infatti che la bellezza dei prodotti industriali, e delle macchine da ufficio in particolare, era la chiave per aprire le porte del nuovo mercato di massa a prodotti sino ad allora dedicati a svolgere funzioni specializzate e eminentemente burocratiche in luoghi austeri e deputati: uffici pubblici, studi professionali, imprese.
L'evoluzione delle bellissime macchine per scrivere e da calcolo disegnate da Nizzoli, da Sottsass e da Bellini traduce la visione di Adriano Olivetti: costruire un mondo di bellezza e qualità tecnologica a portata di tutti. “Una macchina da scrivere in ogni casa”, perché tutti nel “mondo nuovo” del dopoguerra hanno il diritto e la necessità di esprimere con ordine, pulizia e chiarezza le proprie idee. La Lettera 22 risponde a questo bisogno con eleganza ed efficacia: la portabilità la rende lo strumento ideale per accompagnare con agilità i grandi cambiamenti in atto negli anni ’50.
Nell’utopia di Adriano Olivetti bellezza e utilità unificano gli obiettivi di impresa, cultura e società e si esprimono in ogni aspetto del prodotto industriale, dal design della macchina alla scelta del carattere di stampa. Il font Pica, nato nel 1785 in Francia, diventa un segno distintivo delle macchine Olivetti per la sua leggibilità e flessibilità d'uso.
Se riascoltiamo il discorso di Steven Jobs all'Università di Stanford del 2005 (“stay foolish, stay hungry”), che racconta come proprio i font di scrittura siano stati tra le ispirazioni fondamentali nel concepimento dei primi “Mac”, e se osserviamo la ricerca della bellezza che contraddistingue i prodotti della Apple, possiamo apprezzare sino in fondo quanto anticipatrice e visionaria sia stata l'utopia di Adriano Olivetti. Quasi settanta anni fa ad Ivrea, piccolo centro del Canavese, l’Olivetti con le proprie macchine affermava quel “diritto alla bellezza” che oggi consideriamo come una caratteristica irrinunciabile dei prodotti industriali.
Massimo Malaguti
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