Veneto Banca: ecco i soci padovani che si sono bruciati più soldi

PADOVA. Decine di milioni di euro di cui oggi rischia di rimanere solo il sapore amarissimo della beffa. Azioni che rappresentavano l’investimento per il futuro, per quello della propria famiglia o azienda, i risparmi di una vita che oggi, con l’imminente quotazione in Borsa, potrebbero vedersi ridotti a briciole. Perché tra i padovani sono tanti quelli che in Veneto Banca hanno investito capitali milionari. Ecco chi ci ha perso di più.
I fratelli Celentano, per esempio, Francesco, Giovanni e Carlo - eredi dell’avvocato Antonio fondatore della Jolly Pubblicità: il primo ha un pacchetto di 107.950 azioni per oltre 4 milioni e 300 mila euro; il secondo ne ha 106 mila per una cifra di poco inferiore, e il terzo quasi 98 mila. Da Piove di Sacco ha investito in oltre 71 mila azioni - quasi tre milioni di euro - il Nastrificio Victor, azienda da dieci milioni di fatturato l’anno di cui è presidente Luigi Rossi Luciani, che fino a poche settimane fa sedeva nel cda di Veneto Banca, e amministratore delegato la moglie Regina Bertipaglia, già consigliere regionale, all’epoca fedelissima di Giancarlo Galan.«Avremmo potuto approfittare della nostra posizione per vendere le azioni in tempi non sospetti» la reazione corale, «ma è stata una scelta consapevole non farlo. La nostra azienda, che fortunatamente è molto solida, può sopportare il colpo, quello che ci preoccupa sono le piccole imprese che hanno investito il loro capitale e le famiglie che alla banca hanno affidato tutti i loro beni, frutto di una vita di lavoro». Rossi Luciani tira fuori lo spirito dell’imprenditore: «L’investimento è stato fatto consapevolmente e come tutti gli investimenti ha i suoi rischi. Detto questo» chiosa, «se dovessimo aprire il capitolo delle responsabilità credo che ce ne siano per tutti, da Banca d’Italia in giù».
Tra i soci di Veneto Banca c’è anche l’avvocato Carlo Rossi Chauvenet, che è anche docente di Diritto privato alla Bocconi - 33 mila azioni per oltre un milione e 300 mila euro: «Provo un grandissimo rammarico, come molti altri ho investito credendo nel progetto di una banca del territorio» ammette, «la speranza è che il titolo possa riprendersi. Al momento credo sia prematuro valutare qualsiasi azione, è necessario attendere che l’intera vicenda sia chiarita».
Sul futuro e le sorti di Veneto Banca rimane ottimista Enrico Del Sole, ad di Corvallis, leader nell’Innovation technology con un fatturato che ruota sui 130 milioni di euro, nonostante il suo pacchetto azionario possa costargli quasi due milioni di euro, tra l’investimento suo e quello della moglie Isabella Minici - capo ufficio stampa della Provincia di Padova. «Abbiamo affidato i risparmi di famiglia, inclusa la parte consistente di una eredità di mia moglie, investendo tra il 2008 fino al luglio del 2014 contribuendo all’ultimo aumento di capitale» racconta Del Sole, «purtroppo le possibilità di recupero sono molto ridotte. Tuttavia continuo a credere nel valore di Veneto Banca e ritengo che con il nuovo cda, espressione della volontà dei soci, possa recuperare credibilità e affidabilità. Certo» conclude l’imprenditore, «tutti ci attendiamo un’azione di responsabilità verso chi ha portato a questa situazione».
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