Arrestata la coppia dei furti in gioielleria: sette colpi in cinque province
La titolare del negozio Nicoletto di Ponte di Brenta: «Ha finto di essere interessata a un ciondolo. È entrata in negozio con un cappello e una mascherina, l’uomo era fuori». Raid anche a Vigonza

Hanno agito con freddezza e destrezza, senza mai alzare la voce né forzare una vetrina, ma i loro furti hanno fruttato decine di migliaia di euro e messo in allarme i titolari di gioiellerie in mezza Italia.
Una coppia residente a Cadoneghe, lui ai domiciliari per reati pregressi, lei già detenuta nel carcere di Verona, entrambi di origine rom, è stata raggiunta da un’ordinanza di custodia cautelare per una serie di furti aggravati messi a segno tra giugno 2023 e agosto 2024 nelle province di Padova, Pordenone, Brescia, Verona e Venezia.
A eseguire il provvedimento sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo di Padova, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura del capoluogo euganeo.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i due – conviventi nella cittadina dell’hinterland patavino – avevano messo a punto un sistema rodato: entravano in gioielleria con atteggiamento tranquillo, si fingevano clienti interessati all’acquisto di monili in oro, intrattenevano i commessi con richieste dettagliate e domande di ogni tipo, poi, approfittando di un attimo di distrazione, arraffavano quanto possibile e lo facevano sparire in una borsa. Una manciata di secondi, gesti precisi e rapidissimi.
Nessuna violenza, nessun allarme. Solo dopo, spesso a distanza di ore, i titolari si accorgevano del furto.
Sette gli episodi contestati
Il primo risale al 29 giugno 2023 a Vigonza, unico caso in cui il colpo è avvenuto in un’abitazione privata. I ladri avevano forzato una finestra e portato via contanti e oggetti personali per circa 7 mila euro.
Poi la serie di furti nei negozi di preziosi, tutti secondo il medesimo copione: il 15 febbraio 2024 a Padova (bottino da 10 mila euro), il 2 marzo a Sacile (4.500 euro in anelli d’oro), il 5 giugno a Lonato del Garda (1.200 euro in collane), il 22 dello stesso mese a Bussolengo (1.500 euro in moschettoni), il 29 giugno a Venezia (6 mila euro per un anello con diamante) e infine il 3 agosto a Quarto d’Altino, con mille euro in monili sottratti. Ogni volta i due si presentavano con abiti comuni, modi affabili e grande padronanza della scena.
A Padova il 15 febbraio dello scorso anno avevano colpito la gioielleria Gioielli Nicoletto Laboratorio di via San Marco, a Ponte di Brenta. Lei era entrata fingendosi cliente, lui era rimasto fuori, a fare da palo.
«Erano le 9.30, quando è entrata una donna. Aveva un cappello di lana in testa e una mascherina. Mi ha detto che la indossava perché era molto raffreddata», racconta Michela Nicoletto, una delle titolari dell’oreficeria.
«Fuori c’era un uomo che l’aspettava. Mi è parso subito molto strano, ma comunque l’ho servita. Ha chiesto di vedere dei pendenti con la collana in caucciù. Ho tirato fuori tutto, comprese le chiusure.
Era indecisa, le ha guardate tutte. Siamo rimaste un’ora e mezza, finché a un certo punto ha appoggiato una grande borsa sul bancone, ha lasciato un acconto di 50 euro per un ciondolo ed è uscita. Mi ha insospettito perché si è messa a correre.
Poi ho capito perché. Aveva rubato una scatoletta con tutte le chiusure d’oro», continua. «Mi ha fatto una tale confusione in testa... non me lo so perdonare». Un furto per circa 10 mila euro.
A incastrare i due, un paziente lavoro di ricostruzione condotto dai militari dell’Arma. L’analisi incrociata delle immagini di videosorveglianza, i riconoscimenti da parte delle vittime e l’impiego di sistemi di rilevamento targhe hanno permesso di individuare una precisa corrispondenza tra i due e i colpi messi a segno.
I riscontri raccolti hanno portato il Gip del Tribunale di Padova a emettere il provvedimento restrittivo, ora notificato agli indagati.
Il fascicolo è strettamente connesso a una più ampia inchiesta che nel marzo scorso aveva coinvolto 74 soggetti, indagati per reati di ricettazione e riciclaggio. In quell’occasione, le perquisizioni ordinate dalla Procura avevano portato al sequestro di ingenti quantità di oro e gioielli di provenienza illecita.
Non è escluso, dunque, che la coppia arrestata oggi facesse parte di un circuito più esteso, dedito al furto sistematico e alla successiva immissione sul mercato nero dei preziosi sottratti.
Il modus operandi ha colpito per la sua apparente semplicità, ma dietro ogni gesto si celava un’organizzazione meticolosa: la scelta degli obiettivi, il sopralluogo preliminare, la divisione dei ruoli.
Lei distraeva, lui agiva. In alcuni casi i due si sono alternati nelle parti, mantenendo un profilo basso e sfuggente.
I colpi venivano messi a segno in pieno giorno, spesso nei fine settimana o nei momenti di maggiore affluenza nei negozi, approfittando della confusione. Gli inquirenti non escludono che possano emergere ulteriori episodi analoghi riconducibili agli arrestati.
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