Volontari su moto da enduro per raggiungere ogni località

Sono una grande macchina di solidarietà e un grande lavoro di squadra quelli che si sono messi in moto in questi giorni, dopo il maltempo che si è abbattuto sul Nordest e i disastri ambientali che ha causato in particolare sui monti. In questa macchina dei soccorsi per la prima volta si è aggiunto un anello, quello dell’Associazione escursionisti su ruote Veneto legata alla Federazione motociclistica italiana con il Motoclub Cogollo del Cengio, fatta di appassionati delle due ruote, le enduro, quelle nate per percorrere strade a fondo naturale, coordinata da Andrea Brasola. Un’esperienza tanto nuova quanto utile.
I motociclisti, sotto la guida della Prefettura e della Protezione civile di Belluno, da giovedì scorso sono impegnati a raggiungere i luoghi in cui le auto non riescono ad arrivare, dalle frazioni di Forno di Zoldo a Zoppè di Cadore, passando per malghe e rifugi. Non sono un gruppo di sprovveduti, nonostante questa sia la loro prima esperienza in Veneto (tutto è iniziato con il disastro di Amatrice), sono partiti da Padova e altri comuni attrezzati con furgoni per trascorrere le notti nelle zone più impervie.
«La protezione civile di Belluno ci ha chiesto l’aiuto di 10 motociclisti al giorno fino a martedì prossimo, data non definitiva visto il meteo. Lì ci si divide in gruppi» spiega Filippo Benvegnù, anche lui padovano, delegato regionale per le normative della Federazione motociclistica Italiana «il nostro compito è di puro supporto alla protezione civile e alla popolazione. I volontari hanno raggiunto in questi giorni frazioni isolate e inaccessibili ai normali mezzi, hanno incontrato famiglie e persone isolate da lunedì scorso, senza elettricità, acqua e possibilità di comunicare. Per fortuna non si sono trovati casi gravi, stanno tutti bene. Le persone incontrate hanno bisogno di generatori e di un contatto umano».
Le storie che si raccolgono in questi giorni sono tante, di coraggio e paura, come quella del signor Giovanni, che vive da solo in una malga, un ex gelataio isolato da giorni, al quale i volontari hanno riallacciato l’acqua dalla fonte sorgiva alla casa. C’è chi ha preso la motosega e ha iniziato a tagliare tronchi per liberare la strada, ma gli alberi caduti sono centinaia, e un uomo da solo può fare poco.
Tra i motociclisti di questi primi giorni di soccorsi c’è stato Massimiliano Tognon di Terrassa Padovana, con lui Massimo Costa, Marco Tosato, agronomo paesaggista, che ha portato anche le sue competenze indispensabili per superare alcuni momenti e raggiungere case e strade chiuse. E ancora Cirillo De Marzi, Sandro Comotti, istruttore di Federmoto, con il figlio Andrea, per due volte Campione Italiano di Enduro.
«La catastrofe è immane, la gente ha bisogno di tutto» spiega Massimiliano «ci sono tonnellate di legname che possono portare giù una montagna. Manca la comunicazione, per noi è stata un’esperienza importante sul campo. Abbiamo capito che dobbiamo studiare, addestrarci e organizzarci per essere sempre più efficienti. Lavoriamo perché il servizio civile su due ruote venga istituzionalizzato». —
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