You, un vietnamita a Ponzano
Nguyen, ex Levi's, è il nuovo responsabile creativo del gruppo Benetton

You Nguyen, il nuovo responsabile creativo del gruppo di Ponzano, assieme ad Alessandro Benetton
MILANO.
Lui veste pantaloni pinocchio rosa lisergico, giacca blu, maglietta e occhiali da nerd. Si chiama You Nguyen, è vietnamita ed è il genio e il suo fumetto: saltella, fa le faccette e sembra un elfo nel bosco della moda, in cui bisogna avere cuore puro e anima bianchissima per non farsi mangiare dai lupi. Ha anche qualcosa di Eta Beta e, similmente ad Eta Beta il gruppo Benetton lo ingaggia per tirare fuori idee, toni, linee con cui rinnovare il brand, vestire la gente, tutta la gente compresi i vecchi e gli infanti. E' il nuovo creativo della casa. Non potevano andarselo a prendere più distante? No, Alessandro Benetton, anfitrione della festa di presentazione che si è tenuta sotto il porticato al numero 16 di Corso di Porta Vittoria in una Milano alluvionata, dice di no mentre fa accomodare gli ospiti sulle balle di paglia bianca sistemate a mo' di panchine. «Si chiama You che in inglese vuol dire tu ma anche voi, che da noi suona un po' come il "lu", pronome con cui ce la caviamo prima come gli inglesi. You è uno delle nostre parti». You quindi va bene, come va bene «lu». Ingenuo però chi lo prende per un cartone animato: Nguyen è nato a Saigon, è scappato da Saigon, si è laureato in America, ha lavorato in Francia, ha curato il marchio Lewi's e si è fatto conoscere con altre decine di maison. Sotto la maschera dell'elfo, deve avere il pelo. Alessandro Benetton quasi si vergogna a svelarne l'età: «Ha i mei anni, incredibilmente ha 46 anni». Eppoi The Genius si imbroncia se lo chiami genius, mette su una faccetta offesa e dichiara le sue generalità: «Sono un vietnamita, frutto della preparazione e dello studio, il prodotto di un'educazione che viene da me, da mio padre e da mio nonno. Ho studiato e lavorato duro per essere quello che sono. Ringrazio Benetton per avermi scelto, è una grande responsabilità. Devo reinventare, rinvigorire e guidare il brand per il futuro». You deve fare il creativo ma anche il pratico (in questo giurano che è bravissimo). Alessandro Benetton, spiega che da lui si aspettano «un lavoro di semplificazione e di coordinamento, la moda oggi è una grande confusione, vogliamo togliere per aggiungere». You Nguyen, profugo di quell'ondata che scappò dalle truppe del generale Giap quando gli americani abbandonarono il Vietnam: «Non proprio un boat people, ma certamente un profugo, avevo solo otto anni quando i miei fuggirono da Saigon. Figlio di anticomunisti, naturalmente se restavano là finivano male». Nguyen si chiamava anche il generale immortalato nella famosa foto mentre spara a un prigioniero vietcon e Nguyen faceva di nome anche il giustiziato. «Mezzo Vietnam si chiama Nguyen» dice You, ora definitivamente scocciato e per niente puffo. You il creativo. Si dice così ma più che altro per gli estranei: «La creatività non è una cosa che si mangia la mattina e si caga la sera» (Gian Marco Cerquiglini, guru del lusso a Milano). E allora vale più la massima di Patrizio Bertelli, il patron di Prada: «Non esiste la crisi, esiste solo la crisi delle idee». Ecco quello che Benetton si aspetta da You, il vietnamita non è chiamato a Ponzano per essere quel che Marc Jacob è per Vuitton, né replicare la Westwood che vestì i Sex Pistols. «You è un talento cresciuto in un ambiente cosmopolita, qualità essenziale per catturare le tendenze del mondo. In più voleva bene al nostro marchio quando noi non lo conoscevamo ancora. Per cui l'abbiamo scelto». Come un editore sceglie uno scrittore, l'impresario la sceneggiatura di un film e il suo regista. Se la scelta è buona ci guadagnano tutti, You Nguyen potrebbe diventare l'icona vivente di Benetton rilanciato nella ripresa del glamour interraziale, contaminazione e del melting pot che era stata la caratura parapolitica che gli aveva dato Toscani.
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