Zanonato e la ’ndrangheta, i calabresi: «Parole inaudite»

PADOVA. Nessuna traccia a verbale. La seduta del consiglio comunale era stata sospesa. Ma il sindaco Flavio Zanonato che ammicca di ’ndrangheta innesca la reazione dei calabresi di palazzo Moroni. Antonio Foresta, il diretto interessato, reagisce evangelicamente nella protesta: «Il sindaco, forse, non ricorda l’ianugurazione di passaggio Bruno da Longobucco che da calabrese fu il primo “innesto” nella medicina padovana. Forse, nemmeno i gemellaggi con Cosenza. O l’attività degli amici del cuore fra Bo e Università di Calabria. Chieda, dunque, scusa ai padovani che rappresenta. E anche a tutti i calabresi di padova che l’hanno votato....».
Presidente della Commissione di controllo, non si lascia intimidire. Anzi, sfida il sindaco. «Ricorda il calabrese Mario Tassone, che da vice ministro venne a Padova per il finanziamento del Sir 2 e Sir 3?». A chi gli chiede se presenterà querela (come all’epoca Domenico Menorello) Foresta risponde così: «Agli atti c’è quanto scrisse Carlo Nordio su Zanonato: “privo di intelligenza astuta e poco smaliziato”. All’epoca, 19 anni fa, il pm di Venezia si è dovuto arrendere. Come posso immaginare di poter far meglio di un magistrato?».
Giampiero Avruscio, medico, vice presidente del consiglio, è un altro calabrese rimasto basìto dal comportamento di Zanonato: «Ha superato se stesso. Che è tutto dire...». Racconta come lunedì sera sia stato costretto a sospendere la seduta del consiglio comunale proprio a causa delle continua “intemperanze “ del sindaco: «Non rispetta le regole. Ho provato a richiamarlo ad un comportamento consono al suo ruolo e rispettoso dell’aula.una, due, tre, quattro volte. Poi ho dovuto interrompere».
E la “famosa” frase di Zanonato? Avruscio, a microfoni spenti, non l’ha sentita con le sue orecchie. Tuttavia manifesta un’opinione precisa: «Se fosse vera com’è stata per altro notata da numerosi colleghi, mi sembra del tutto identica alla battutaccia su Facebook del capogruppo leghista di Udine sul cadavere della donna indiana che inquina il Po. Lui si è immediatamente dimesso, Zanonato invece nemmeno ci pensa...».
Avruscio diagnostica la patologia comportamentale del «padrone del Comune» e prescrive una massiccia dose di autocritica. «Cosa c’entra la ’ndrangheta con un’interrogazione? Zanonato così ha offeso soprattutto le vittime, chi è morto per combattere ogni mafia e chi lotta in nome del rispetto delle regole, delle istituzioni e della legge. Le sue sono parole inaudite, che non possono non scandalizzare com’è accaduto già a Cosenza».
Nessuna traccia a verbale in Comune. E un tweet che scarica tutto sui colleghi giornalisti. Zanonato però faticava a trovare sostegno politico. Perfino fra i consiglieri del Partito democratico che tradivano imbarazzo unito ad una punta di vergogna ...
Avruscio conclude: «Riconosca di aver sbagliato. E chieda scusa. Così infanga Padova con un’orrenda battuta. Il modo migliore per distinguersi dalla ’ndrangheta è comportarsi nel rispetto delle regole e della legalità. Zanonato, invece, continua a confondere il consiglio eletto dai padovani con la sua giunta. Ma lui non è il padrone assoluto del Comune. E’ il sindaco. Pro tempore».
Infine, l’ironia di Alberto Salmaso (capogruppo Pdl): «Sì, sono proprio uno zuccone. L’onniscenza appartiene solo a certi marconisti. E confesso: sono schiavo di più di 520 padroni, quelli che mi hanno votato...».
I tweet del sindaco. Zanonato risponde alle polemiche con alcun messaggi su Twitter in cui si difende precisando che non intendeva abbinare i calabresi alla 'ndrangheta. Eccoli:
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