Zona rossa, l’Arcella contesa. La Lega: «Non è uno stigma». Il Pd: «Non la vogliamo»
A pochi metri di distanza, tra la Galleria San Carlo e il parco Franco Basaglia, gli esponenti del Carroccio radunati da Ostellari e gli assessori dem. Micalizzi: «Un quartiere rinato, continuiamo così»

L’Arcella tirata per la giacchetta. Un figlio da contendersi in tribunale. Questa mattina, 24 maggio, l’aula giudiziaria era l’area tra la Galleria San Carlo e il parco Franco Basaglia della zona “ad alto impatto”. Pochi metri una dall’altro.
La Lega da una parte: «Lo stigma non esiste, la zona rossa è sinonimo di coraggio e sicurezza». Dall’altra famiglie di varie nazionalità dell’Istituto comprensivo “Donadello” che mangiano insieme “porta e condividi” festeggiando l’arrivo della bella stagione e la fine della scuola con una quindicina di associazioni e qualche assessore della giunta Giordani.
Sotto i portici San Carlo una cinquantina di persone, pochi residenti, tanti politici: il vicesegretario federale Alberto Stefani, il sottosegretario Andrea Ostellari, la segretaria cittadina Pietrogrande, la consigliera comunale Mosco, i sindaci di Noventa e Cadoneghe Bano e Schiesaro, l’ex europarlamentare Ghidoni.
Il pezzo grosso è intervenuto alla fine: «La sicurezza non è di destra né di sinistra – ha detto Stefani -. Una ragazza si deve sentire libera di uscire la sera. Oggi ho incontrato più di 30 arcellani, tutti sono favorevoli a maggiori controlli, anche chi non ci ha votato. I fenomeni di criminalità devono essere fermati, se questo significa istituire una zona ad alto impatto, ben venga. I dati raccolti fino ad ora dimostrano che, soprattutto per lo spaccio di droga, i controlli stanno portando frutti. La sicurezza è il principale diritto di ogni cittadino».
La capogruppo della Lega in consiglio comunale Mosco ha indossato la giacca rossa delle grandi occasioni: «Il rosso è il colore della passione, del coraggio, di chi non vuole arrendersi, non dello stigma e del bollino».
Ostellari rimarca: «Nessuno ha messo un’etichetta al quartiere. La zona rossa è per chi delinque, non per chi vuole visitarla, lavorarci o investire. Non capisco perché si parli di stigma. A settembre staremo meglio. Vogliamo rendere il quartiere più sicuro e migliore».
«Basta con l’allarmismo creato dal sindaco Giordani che si è messo in contrapposizione con il Prefetto» ha affermato la Pietrogrande con il microfono.

A pochi metri di distanza tra danze, sapori internazionali e sorrisi il vicesindaco Micalizzi ha detto: «Questo è il motore di un quartiere rinato. Questa è la strada che dobbiamo percorrere. Poco distante da qui stiamo costruendo un nuovo centro culturale per la città. Pensiamo a che cos’era questo spazio che abbiamo acquistato e trasformato. Questa festa è un esempio di collaborazione, integrazione tra popolazioni straniere e italiani. Continuiamo così».
Chiude la consigliera comunale del Pd Etta Andreella: «Qui c’è la luce, di là il buio. Noi siamo la luce di questo quartiere. La zona rossa è uno stigma che non vogliamo».
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