Addio a Crispolti, il critico che amava Venezia

Massimo studioso di Fontana e del Futurismo aveva con la città un profondo legame

Nico Stringa

È mancato a Roma, la sua città natale, sabato 8 dicembre, dopo breve malattia, Enrico Crispolti. Critico militante per l’arte contemporanea, storico dell’arte, massimo studioso del futurismo e di Lucio Fontana, era nato nel 1933 ed era stato allievo di Lionello Venturi. Come professore di storia dell’arte contemporanea ha insegnato a Salerno e a Siena, dove ha avviato una apprezzatissima Scuola di specializzazione. Il grande studioso è stato molto legato a Venezia (la sua prima moglie, scomparsa prematuramente, era veneziana: Maria Drudi Gambillo) dove era presente e attivo con grande frequenza; e non solo perché la Biennale, con cui ha spesso collaborato, è stata anche per lui un campo vitale per la sua conoscenza dell’arte internazionale, ma anche perché artisti e amici lo accoglievano con piacere, invitandolo a intervenire e a collaborare.

L’attività educativa

Molto legato all’attività educativa, Crispolti veniva aCa’ Foscari puntualmente ogni volta che era invitato a partecipare a seminari e a convegni; e anche recentemente aveva partecipato a un incontro promosso dalla nostra Scuola di Dottorato. Ma tutte le principali Istituzioni veneziane lo hanno visto attivamente partecipe, in particolar modo la Fondazione Cini a San Giorgio, dove ha collaborato sia alla mostra dedicata a Giuseppe Santomaso sia al recente convegno dedicato all’arte italiana tra realismo e astrattismo.

Lo spazialismo

In quanto principale collaboratore della Fondazione Lucio Fontana di Milano, Crispolti ha pubblicato il fondamentale Catalogo delle opere del fondatore dello Spazialismo; naturale che fosse quindi attratto dalla situazione dello spazialismo veneziano e che abbia spesso curato mostre e pubblicazioni legandosi a studiosi come Toni Toniato e Dino Marangon, Luca M. Barbero, Giuseppina Dal Canton, Giovanni Bianchi e ad artisti come Guidi, Deluigi, Tancredi, per non parlare anche dei più giovani, da Silvestro Lodi a Luigi Viola e a Mauro Sambo.

Tra le centinaia di mostre da lui curate, oltre alle Biennali del 1976 e del 1978, va ricordata almeno, per il suo carattere germinale, Volterra ’73, inventata con Mino Trafeli. Il legame imprescindibile con l’attualità lo ha visto collaborare con storici e studiosi di varie generazioni; piace ricordare tra i più giovani Marco Tonelli e Emanuele Meschini.

Il filo rosso

Se gli studi sul futurismo, condotti inizialmente di concerto con Maria Drudi Gambillo (alla quale si deve l’ancora fondamentale Archivi del Futurismo, scritto con Teresa Fiori) sono stati il filo rosso della sua vita, altrettanto importante è il lavoro che Crispolti ha dedicato per oltre cinquant’anni a Lucio Fontana, di cui è stato amico; ancora in questi giorni, assieme a Luca M. Barbero, stava ultimando il catalogo delle ceramiche mentre con altri studiosi come Pietro Nicoletti stava ultimando i cataloghi generali di Piero Dorazio e Francesco Somaini. La mole immensa delle sue pubblicazioni (cito infine gli studi sull’informale e su Arturo Martini) è conservata assieme alla sua grandiosa biblioteca; incommensurabile l’importanza del suo Archivio, il più importante tra gli archivi privati dedicati ad artisti italiani del XX secolo. Sposatosi con Manuela Crescentini, critico d’arte contemporanea e validissima sua collaboratrice, Crispolti ha avuto due figli; Livia è artista del tessile e docente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Venezia ha dato molto a Crispolti e molto ha avuto da lui; tutta la città degli artisti e degli studiosi e appassionati d’arte ha e avrà un ottimo ricordo della sua sempre generosa presenza. —



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