Amare gli animali non significa escludere il nostro prossimo, ma sviluppare la capacità di accettazione dell’altro

Tralasciando un possibile dibattito sull’infallibilità del Papa, le sue parole sugli uomini nel loro rapporto con la solidarietà merita una riflessione, che non è certamente scontata se delegittima...

Tralasciando un possibile dibattito sull’infallibilità del Papa, le sue parole sugli uomini nel loro rapporto con la solidarietà merita una riflessione, che non è certamente scontata se delegittima l’amore che nutriamo per i nostri piccoli animali. Disattenzione, scarsa informazione, scarsa sensibilità o sottovalutazione, pregiudizio e giudizio sono alla base di molte reazioni di disappunto che sono state rivolte verso papa Francesco dopo le sue parole sul rapporto tra gli uomini e gli animali. Crea una specie di rispettosa confusione il fatto che una simile affermazione venga da un Papa che si chiama Francesco e che ha scelto un riferimento alla figura di un santo che ha un legame profondo proprio con la natura e il grande mondo degli animali. Il rapporto che l’individuo stabilisce con i propri animali domestici è importante, ed è anzi fondamentale, perché consente di sviluppare una capacità di accettazione verso gli esseri più fragili, gli inermi, i sovrastati dal potere e dalla violenza dell’uomo. È risaputo che chi maltratta un animale ha la strada spianata verso la violenza: la riproduce sui più deboli, bambini, anziani, soggetti emarginati o socialmente esclusi. Uccidere un animale vuol dire essere capaci di uccidere un essere vivente, spesso di essere privi del senso di colpa e attraversati dall’aggressività, dall’assenza di quella pietà tanto evocata dal Papa stesso. L’eccesso spesso provoca uno scollamento con la realtà, ma non è possibile dimenticare - ad esempio - la pet therapy, e i bambini malati che ritrovano il sorriso se possono abbracciare un piccolo animale che sa regalare infiniti messaggi di rassicurazione e di armonia. Come si fa a dimenticare la solitudine degli anziani che con il loro animale domestico riescono ad avere una presenza solidale, colmando la solitudine e l’abbandono? L’individuo esprime la propria affettività in tanti modi, soggettivi e personali, in base alla propria esperienza: a chi questa affettività viene destinata è spesso deciso proprio dal vissuto di ognuno.

«Ama il prossimo» era forse il vero messaggio del Papa, ma la sintesi talvolta non dà l’esatto messaggio e non fa capire esattamente cosa vuol dire l’attenzione che possiamo dare a qualcuno che è vicino a noi (tralasciando che in questi tempi ci si può anche ritrovare a ricevere risposte pericolose, aggressive e di rifiuto).

Lo sguardo va dato verso la povertà, quella infinita, ma non si risolve certamente eliminando i sentimenti più semplici, o dimenticando quanto sia importante rispettare l’ambiente e gli animali stessi. Spesso si amano i piccoli animali che vivono con noi ogni giorno perché la vita non è stata generosa, perché si è stati inascoltati, emarginati, privati dell’attenzione di chi ci sta proprio accanto. Un cane e un gatto sono l’affetto semplice, quello che impariamo a ricevere e a dare, perché magari non lo si è mai avuto in altra forma.

Pensiamo per contro al condominio dove è morta la piccola Fortuna: quanta violenza gli uomini sanno dirigere verso i deboli, i semplici come i bambini.

Sono stati anni difficili, con battaglie importanti, per tutte le associazioni per la tutela degli animali, per ricucire il rapporto tra loro e gli uomini, sono stati anni destinati a salvare le tigri quasi estinte, le balene e i delfini, per insegnare il rispetto per i cani che soffrono insieme a noi, i gatti che amano la casa e il padrone, in un mondo fatto di continui pregiudizi.

In realtà l’universo è infinito e non è solo dominio e proprietà dell’uomo. Amiamo gli animali e la natura, per non ferire l’universo che è cristianamente il Creato stesso.

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