Baldini, alla Biennale danza la metafora della vita

L’artista italo-finlandese oggi porta alle Tese dei Soppalchi le sue coreografie realizzate a Venezia

VENEZIA. Sono giorni per certi versi esaltanti, quelli che sta vivendo Irina Baldini, giovane coreografa italo-finlandese che oggi alle 20 alle Tese dei Soppalchi, oltre a riproporre “7 Ways to Begin Without Knowing Where to Start” la coreografia da lei creata lo scorso anno nell’ambito della Biennale College, si appresta a presentare in prima assoluta una sua nuova pièce “Quite Now” coprodotta dalla Biennale di Venezia.

Baldini, un nutrito bagaglio di frequentazioni ai massimi livelli in Italia e all’estero per la sua formazione in danza classica e contemporanea, ha lavorato negli ultimi anni per lo più in Inghilterra e nei Paesi Bassi, chiamata 5 anni fa ad Amsterdam dal centro culturale OT301, dove organizza eventi, performance informali e momenti di incontro oltre che con il pubblico anche con altri artisti. Certamente “7 Ways to Begin Without Knowing Where to Start” ha contribuito a meglio definire la presenza della promettente coreografa trentenne nell’area della danza “post-contemporanea” che riflette sulla drammaturgia, mettendo in discussione regole, date e tecniche note dialogando con il potere dello spazio e il tempo. Del resto la recente uscita del suo primo libro, “Low Content” , nato da anni di annotazioni sul proprio lavoro e di riflessioni personali, raccoglie le inquietudini che la spingono a leggere la danza come metafora della vita e a mettere in discussione ogni assetto che abbia parvenza di stabilità e durevolezza. «“Quite Now” è per me una coreografia decisamente più viscerale di “7 Ways to Begin Without Knowing Where to Start” perché lavorando con il mio cast di performer cosmopolita, l’italiana Elisa Vassena, il giapponese Takashi Iwaoka, lo spagnolo Victor Fernandez Duran e la francese Artémise Ploegaerts, mi sono adoperata perché il corpo rispondesse, in contatto con i sentimenti, sia a stimoli interni che esterni. Sono convinta che la danza sia la rappresentazione di ciò che avviene nel momento, avverto l’eccitazione di condividere questo momento quando lo vivo. Ogni esecuzione della coreografia è una versione irripetibile del pezzo» spiega Irina il cui rapporto con le sue scelte di vita e artistiche può ben essere esemplificato con una citazione dal suo libro: «Alcuni di noi hanno bisogno di stabilità e vanno cercando certezze come una casa, un partner, la carriera. Altri di noi trovano nell’instabilità e nel cambiamento invece il fondamento». La coreografa si misura in maniera radicale con l’innovazione: «Vorrei, ad esempio, che i miei interpreti fosse percepiti dal pubblico come persone intelligenti in grado di maturare una visione d’insieme della situazione, una consapevolezza dell’ambiente circostante» prosegue «entrambi i titoli delle mie coreografie alludono al margine che ciascuno di noi ha per affrontare consapevolmente le proprie scelte di vita come se non ci fosse un domani». L’ideazione di “Quite Now” ha impegnato Baldini da settembre, mentre il lavoro con i performer è iniziato a metà maggio.

Giuseppe Barbanti

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