Basso: «Recupero la memoria nei frammenti delle pellicole»

PADOVA. Tarcisio Basso è cresciuto a pane e cinema. Classe 1949, originario di Camponogara, da ragazzino trascorreva intere giornate nella cabina del cinema parrocchiale che dirigeva suo padre insegnante.
La passione nasce da lontano e lontano, anzi lontanissimo, vuole arrivare. Perché il sogno di Basso è di quelli che superano le barriere del tempo per diventare memoria collettiva.
Il suo progetto “Cinema 4.0” ambisce al recupero di materiali filmici di ogni tipo per conservare la storia di ogni società, dal piccolo paese alla metropoli, salvando la memoria di un passato dimenticato e completamente sconosciuto ai più giovani, che rischia di essere cancellato irrimediabilmente dal tempo.
Basso, come è arrivato a immaginare questo polo della memoria cinematografica?
«Dopo un’infanzia di film, ho cominciato a collaborare con l’agenzia cinematografica di famiglia e, quindi, ho fondato l’Antoniana, la prima videoteca in Italia, che per anni, da via Venezia a Padova, è stata il punto di riferimento per moltissimi appassionati di cinema. Dagli anni ’60 ad oggi ho assistito a tutte le evoluzioni dell’industria cinematografica e televisiva: dalla pellicola, al video, fino al digitale. Ho fatto il grossista, aprendo videoteche in tutta Italia; ho fondato una società di produzione e post produzione e, quando dalla metà degli anni ’70 è esploso il fenomeno televisivo ho cominciato a distribuire programmi per le emittenti private.
E poi arriva Running Tv, la base del suo progetto “Cinema 4.0”.
«Nel ’99 mi sono reso conto che la televisione era rimasta ferma a 20 anni prima. Non era cambiato nulla. I prodotti erano sempre quelli, scarsi, di allora. Così ho deciso di portare nelle tv private programmi di qualità che la gente non era abituata a vedere se non nelle reti nazionali. Ed è allora che ho realizzato quanti archivi preziosissimi di immagini, pellicole, film e videocassette si nascondessero nei capannoni delle emittenti televisive che sarebbero andati distrutti. Ho cominciato a recuperare questi materiali perché sento che sono la memoria del nostro paese e, grazie a un bando della Regione, ho messo in piedi un laboratorio di restauro pellicole e di digitalizzazione di tutti i tipi di nastri».
Cosa le ha fatto scoprire la sua ricerca?
«Qualche tempo fa mi sono imbattuto nell’archivio di Tele Alto Veneto, ricchissimo di materiali girati in trent’anni nel Veneto. Un’eredità storica enorme perché all’epoca le televisioni riprendevano tutto: dalle feste agli eventi, dalla politica allo sport. Guardando quei materiali puoi ripercorrere la storia del nostro territorio dagli anni ’70 ai primi anni ’90. Ma ho cominciato la digitalizzazione anche dell’archivio dell’Istituto San Gaetano Veneto: qui ho trovato dei filmati incredibili su Padova in occasione delle celebrazioni per i 750 anni dalla morte di Sant’Antonio. E poi ho riesumato l’archivio eccezionale di Aldo Victor De Sanctis: un vero genio, un personaggio straordinario che ha inventato i primi strumenti per le riprese in fondo al mare. È stato uno dei primi operatori subacquei e, forse, il regista del primo film subacqueo della storia del cinema. È un archivio grandioso che ha attirato l’attenzione anche di una università francese e di una società greco-canadese che, utilizzando le immagini che abbiamo restaurato, ha realizzato un film sul campione apneista Jacques Mayol, presentato a Cannes».
Non solo acqua, anche tanto deserto.
«Sì, sono un viaggiatore e, grazie a un fortunato incontro, ho recuperato una grande raccolta di immagini di enorme valore storico, archeologico ed etnografico: filmati inediti di tribù scomparse ma anche 5 pizze di filmati su Gheddafi ripreso prima della sua ascesa al potere».
E il polo della memoria?
«È il sogno che coltivo ormai da anni. Sto lavorando per inaugurare un giorno una cittadella della cultura a Padova: un centro unico con una sala cinematografica per proiettare queste meraviglie, ma anche per offrire spazi ai tanti produttori che in Italia non vengono valorizzati. E poi ancora una library per coloro che vogliono scrivere una tesi sulla storia del cinema o del nostro paese, dei laboratori di restauro, sale didattiche per mostrare ai giovani come si fa un film e un museo delle attrezzature. Nel nostro territorio abbiamo spazi enormi e inutilizzati - penso alle tante ville venete spesso abbandonate - che meriterebbero di essere riempiti di cinema e cultura per riscoprire la nostra storia e, soprattutto, farla scoprire alle nuove generazioni».
Basso è un fiume di idee, desideroso far conoscere il suo archivio al mondo e suona quasi profetico il titolo di un film a cui è particolarmente affezionato e che ha recuperato di recente: “L’eclisse di Michelangelo Antonioni. Quella che Basso vuole scongiurare per migliaia di opere da salvare e custodire. Un novello Guy Montag dei film - per citare “Fahrenheit 451” - in cerca di memoria.
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