Biennale Gaza arriva a Padova: «L’arte che racconta l’orrore per dire basta»

Venerdì 23 maggio alle 20.45 la serata-evento al Fronte del Porto. Pierobon (Coristi per caso): «Diamo voce a chi non ne ha». Benciolini: «Sconvolti da ciò che vediamo, il governo prenda una posizione»

Rocco Currado
Da sinistra: Ola Al-Sherif, Francesca Benciolini, Hamada Elkept, Alberta Pierobon
Da sinistra: Ola Al-Sherif, Francesca Benciolini, Hamada Elkept, Alberta Pierobon

L’arte che racconta l’orrore e diventa resistenza, quando il silenzio non è più possibile. Arriva a Padova, con tutta l’urgenza imposta dalle circostanze, “Biennale Gaza”, una serata di musica, quadri, video e testimonianze soprattutto. Per continuare a tenere alta l’attenzione su quanto sta avvenendo in Medio Oriente.

L’appuntamento è per venerdì 23 maggio alle 20.45, nella sala Fronte del Porto, all’interno del cinema Porto Astra della Guizza.

L’iniziativa

L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra oltre 50 artisti palestinesi che continuano la loro attività anche nel pieno della guerra, nonostante il dolore e la puzza di morte. E si rivolgono a organizzazioni e istituzioni di tutto il mondo, chiedendo di ospitare e riprodurre le loro opere.

Ad accogliere l’invito, primi in Italia, sono i Coristi per caso, associazione padovana sempre pronta a sostenere progetti legati alla solidarietà e all’integrazione. «Esistiamo da oltre vent’anni e cerchiamo di creare ponti da quando Papa Leone era ancora chierichetto», ironizza la presidente del coro, e per molti anni giornalista del mattino, Alberta Pierobon, durante la presentazione dell’evento a Palazzo Moroni. «Ci piace dare voce a chi non ne ha e portare ricordo dove non c’è memoria».

E così sarà anche questa sera alla Guizza. Dove alle immagini e alla musica dei Coristi, si alterneranno le testimonianze dirette di due giovani artisti che dalle bombe di Gaza sono riusciti a scappare e con le loro opere (alcune saranno fisicamente esposte in sala) raccontano la loro terra e il loro dolore. Sono Hamada Elkept e Ola Al-Sherif.

Le storie

«Ho vissuto 28 anni della mia vita senza vedere l’arte che c’è fuori da Gaza, perché Israele tiene la città chiusa e isolata – racconta Hamada Elkept – Ho iniziato la mia vita in una camera chiusa e sono cresciuto con questo sentimento».

Ora che vive a Bruxelles in una residenza artistica non riesce a fare altro che raffigurare nelle sue opere la gente della sua città, chiusa e martoriata. «È molto importante fare arte su questo tema – sostiene – Perché non riguarda solo la Palestina, ma tutta l’umanità». E aggiunge: «Vedere persone che ci ascoltano e ci danno spazio ci fa sentire meno soli e ci dà speranza che si fermi il genocidio».

Ola Al-Sherif, invece, ha deciso di andarsene da Gaza quando la paura era divenuta insostenibile. «Immaginate di essere in un posto sapendo che in qualsiasi momento può arrivare qualcuno e distruggere tutto», dice trattenendo le lacrime.

La fuga dalla sua terra l’ha pagata cara (40 mila dollari per quattro persone, oltre alla sofferenza) lei, che fin da piccola ha convissuto con lo stigma di terrorista «per il solo fatto di essere palestinese». Lei che da giovane si è promessa che avrebbe sposato ogni causa umanitaria perché «io ho vissuto l’oppressione sulla mia pelle». Lei che oggi vive a Verona con la figlia e la madre, e ha capito «cos’è la libertà».

Il progetto

L’evento di questa sera, condotto da David Riondino, è sostenuto dal Comune. «Quello che sta succedendo a Gaza ci lascia senza parole – confida Francesca Benciolini, assessora alla Cooperazione internazionale e Pace – Ma siamo ancora convinti che il dialogo e la diplomazia debbano essere lo strumento per risolvere i conflitti».

Secondo Benciolini è importante «continuare a parlarne e anche l’arte può fare la sua parte. Padova sostiene una posizione chiara rispetto a questa e altre guerre – chiude l’assessora – E chiediamo che anche il governo faccia lo stesso».

Lo spettacolo di oggi sarà replicato il 12 giugno a Palazzo Zuckermann e il 21 a Villa Breda. Il progetto dei Coristi per caso si compone anche di un catalogo, realizzato grazie al supporto di Cgil e Anpi, con la prefazione di Tomaso Montanari.

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