Chrysta Bell: «Il mio show, cupo e sensuale»

La musa di Lynch stasera in concerto al Candiani di Mestre: «Spero di incontrarvi, “somewhere in the nowhere”»

MESTRE. Per tutti è la musa di David Lynch; Chrysta Bell è questo e anche di più, partner musicale del regista statunitense, attrice in “Twin Peaks”. Ora in proprio, con un Ep che si chiama come lei. Questa sera la vedremo al Candiani di Mestre.

Qual è il suo primo ricordo come cantante?

«Ero giovanissima e ogni occasione era buona per salire sul palco: dai concorsi scolastici, in cui non vincevo quasi mai, alle esibizioni in chiesa. Cantare in pubblico mi innervosiva ma, allo stesso tempo, mi eccitava».

Lei era la voce degli 8 1/2 Souvenir, omaggio al film di Fellini. Le piace il cinema italiano?

«Sì, soprattutto quello di Fellini. E poi “La leggenda del pianista sull’oceano” di Giuseppe Tornatore, con musiche di Ennio Morricone: una vetta del cinema mondiale. Insieme ai lavori di Bernardo Bertolucci».

Si ritrova nella definizione di “femme fatale”?

«Fatico a vedermi in maniera oggettiva. Sono stata identificata con l’archetipo della “femme fatale”, come musicista e performer, e non posso negare l’associazione, perché a mia musica e le mie esibizioni si nutrono di intensità, oscurità ed emozioni crude».

Come si definirebbe?

«Leale, eccitabile, sensuale e strana».

Perché ha deciso di intitolare il suo album solo “Chrysta Bell”?

«Forse perché sto entrando completamente in me stessa come artista, musicista, performer e donna. In questo Ep ho inserito tutto quello che ho imparato nella mia carriera al fianco di artisti leggendari. È una proclamazione e un rito di passaggio».

Qual è la differenza tra il lavorare da sola e con Lynch?

«La musica di David è unica: la riconosco all’istante. È potente. La musica che facciamo insieme è già impregnata della totalità della sua opera».

Nell’Ep lei canta di amore in tutte le sue sfaccettature. Cos’è l’amore?

«Credo sia un sentimento puro e divino. La percezione della perdita e il desiderio di possedere qualcosa o qualcuno, invece, sono un’altra cosa: territorio fertile per scrivere canzoni, ma anche utile per impazzire».

Com’è stato il suo primo incontro con David Lynch?

«È stato come incontrare il personaggio di un romanzo classico. È difficile credere che sia reale fino a quando non ti trovi di fronte a lui. La sua musica mi ha ispirato fin dal primo momento, il che è stato fondamentale per la nostra collaborazione».

Lei è conosciuta come la sua “musa”, ma ha detto che a volte è anche il contrario.

«Dovremmo abbandonare l’idea dell’artista e della musa: siamo collaboratori».

Com’è iniziata la sua avventura in “Twin Peaks”? Tammy Preston è un personaggio di Lynch o di Chrysta Bell?

«Tutto ha avuto inizio nelle sessioni finali dell’ultimo album a cui abbiamo lavorato insieme, “Somewhere in the Nowhere”. È stato in quell’occasione che Lynch mi ha chiesto di collaborare con lui per “Twin Peaks”. All’inizio mi ha detto pochissimo sul mio personaggio. Non sapevo se avrei dovuto cantare o recitare, né mi aveva parlato del “peso” del ruolo. Conoscevo David da 15 anni, quindi sapeva bene cosa stava facendo quando mi propose la parte. Tammy è la visione di David Lynch e Mark Frost, portata in vita da Chrysta Bell. È una collaborazione».

Ci può dire qualcosa sul suo concerto?

«Eseguirò i pezzi di “Chrysta Bell”, i pezzi tratti dai miei album con David Lynch e John Parish e la musica che mi lega a “Twin Peaks”. Lo spettacolo è cupo, sensuale, cosmico, malinconico, appassionato e forse un po’ strano. Penso di avere un certo feeling con il pubblico italiano: entrambi amiamo andare a fondo. Spero di incontrarvi, “somewhere in the nowhere”».

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