Coez: «No rap, pop o indie io canto senza etichette»

PADOVA. Nel maggio del 2017 era uscito “Faccio un casino”, l’album della consacrazione dell’ormai ex rapper Coez, ora prestato all’indie. Almeno secondo le definizioni giornalistiche, che a lui stanno parecchio strette: «Spero che un giorno, quando sarò più conosciuto, la gente si limiterà a dire “Ascolto la musica di Coez”, senza parlare di indie, pop, rap», ha detto. «D’altra parte, io faccio il mio: ancora non ho capito che genere sia, ma sinceramente non mi interessano proprio queste etichette».
Un tour estivo, un tour invernale (ventotto sold out su ventotto concerti) e perfino una doppia data al Palalottomatica nella sua Roma. Poi la pausa, necessaria per ricaricare le pile. E ora un nuovo tour estivo, che debutterà domani a Padova, in occasione dello Sherwood Festival, e che terminerà 18 agosto a Lecce, in piazza Libertini. «Sarà bellissimo. Ho finito le prove giovedì scorso. Ci saranno le canzoni di “Faccio un casino”, il mio terzo album “non rap” che è andato molto bene. Ma anche i miei pezzi più vecchi, che probabilmente la gente non ha mai sentito dal vivo. Anche perché ora esiste una piattaforma bellissima che si chiama Spotify, dove il mio ultimo disco sta andando alla grande. Il mio pubblico mi segue lì e così ha l’occasione di ascoltare anche i miei pezzi più vecchi, che magari non conosceva e non ha mai ascoltato in un mio concerto». E poi ci sarà anche una piccola rivoluzione sopra al palco, con l’aggiunta di due elementi: «Sì, in questo tour sarò accompagnato da altri cinque musicisti. Sarà una tournée molto più matura delle ultime due. La band è rodata, io suono con tre di loro da cinque anni, quindi sul palco c’è una discreta alchimia tra di noi. Credo che sarà un gran bel tour e non vedo l’ora di tornare».
D’altra parte, dopo due anni completamente “full”, un nuovo ritorno è strano: «Sì ma a febbraio non ne potevo più. Sentivo la necessità di dormire tantissimo e, inoltre, avevo le corde vocali provate. È anche per questo che ho preso una specie pausa di sei mesi. Poi però sono tornato in sala prove: ho visto che la voce si stava riprendendo e che anch’io, in effetti, mi sentivo molto più tranquillo rispetto a prima. Quindi sono qua: sono tornato». Una pausa che è stata comunque piuttosto relativa: «Beh, sì. Anche in questi mesi ho scritto delle canzoni. Per me è sempre stata una sorta di necessità. Non so se questi pezzi confluiranno mai in un disco: è possibile. Ma forse non accadrà. Quel che posso dire è che al momento non c’è alcun progetto discografico. Io scrivo solo perché scrivo tanto e l’ho sempre fatto. Anche quando decido di prendermi una pausa». E poi c’è stato anche il lavoro di preparazione al tour: «Appunto. In questi mesi ho condotto una vita più regolare, con ritmi sicuramente più rilassati rispetto a quelli a cui ero stato abituato negli ultimi mesi. Però non bisogna dimenticare che domani ci sarà la prima data di questo nuovo tour estivo, quindi in questi mesi ho dovuto pensare ai concerti, ho fatto le prove, ho riflettuto sul mio futuro. Non è stato un vero stop. Certo, non ero sul palco ogni due-tre giorni, come ho fatto praticamente per tutto l'inverno. Quindi mi sono anche riposato, ho dormito e poi mi sono allenato. È stato soprattutto un riposo fisico, ma anche mentale, perché ho scaricato la mente. Però questo è ancora il momento in cui voglio spingere il piede sull’acceleratore, quindi una pausa dalle scene può aspettare. Intendo una pausa vera e propria, perché quella che ho appena fatto è stata una specie di pausa a metà».
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