Con Joe Jackson e il suo repertorio rivive il tempo della grande musica

MESTRE. Joe Jackson ha aperto al Teatro Corso di Mestre le quattro date italiane del suo “Fast Forward Tour”. Lo spettacolo, che ha sfiorato il tutto esaurito (800 spettatori su 900 posti), ha visto...

MESTRE. Joe Jackson ha aperto al Teatro Corso di Mestre le quattro date italiane del suo “Fast Forward Tour”. Lo spettacolo, che ha sfiorato il tutto esaurito (800 spettatori su 900 posti), ha visto l’artista inglese in forma smagliante e con una grande band, capitanata dal suo fantastico bassista di sempre Graham Maby e gli ottimi Doug Yowell (batteria) e Teddy Krumpel (chitarre). Jackson, che mancava da Mestre dal 1994, con il suo nuovo disco “Fast Forward” ha dimostrato di essere ancora capace di produrre grande musica ai livelli dei capolavori “Night & Day” (1982) e “Body & Soul” (1984). Come aveva annunciato nell'intervista rilasciata in esclusiva al nostro giornale, ha aperto il concerto da solo al piano elettrico da cui pendeva la sciarpa della squadra del Portsmouth, città inglese in cui l’artista è cresciuto, proponendo alcune delle sue più belle ballad con un’atmosfera da pelle d’oca: “It’s different for girls”, “Home Town” e “Be My Number Two”.

«Vorrei suonare una canzone di una delle mie artiste preferite Joni Mitchell» ha detto «e sarà come se Joni fosse un pianista di New Orleans», ed è partita una versione stride-piano di “Big Yellow Taxy”. Poi, con la batteria elettronica oltre al piano e al sintetizzatore ha cantato una suggestiva “Fast Forward” che ha legato elegantemente al suo primo successo del 1979 “Is she really going out with him” grazie all’arrivo sul palco del bassista Maby. La straordinaria: “Real men” ha visto salire sul palco anche il batterista e il chitarrista. A quel punto Jackson con la band al completo si è lanciato nella ritmata "”ou can’t get what you want (Till you know what you want)”. Sorridendo, ha estratto un bigliettino da un cappello, dicendo: «Vediamo a quale cover tocca ora» ed è stata la volta dell’omaggio a David Bowie con “Scary Monsters”. Lo spettacolo è continuato con equilibrio tra pezzi dell’ultimo disco e classici. Finale epico con “One more time” e “Slow song”.

Repertorio sublime, Jackson ai massimi livelli, grandi musicisti da paura, un concerto che ci ricorda che gli anni Ottanta sono stati l’ultimo perido in grado di produrre artisti del genere.

Michele Bugliari

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