Da Asiago ai club degli Stati Uniti Il country dei Blonde Brothers

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Si chiamano Luca e Francesco Baù, vengono da Asiago e formano i Blonde Brothers. È uscito “Hey Hey Hey” il loro nuovo album. «Come ci siamo avvicinati alla musica? Per caso», spiega Francesco «una nostra vicina voleva che il figlio andasse a lezione di chitarra, così Luca lo ha accompagnato e poi mi sono unito anch’io. Fin da piccoli, nostro padre ci faceva ascoltare i Dire Straits, Simon & Garfunkel e i grandi cantautori». E in Italia? «Battisti. Ora ascoltiamo di tutto, anche Eminem».
Dall’ascolto “passivo” alla scrittura delle canzoni il passo è stato breve: «Quando abbiamo iniziato a comporre, ci siamo resi conto che siamo molto vicini al mondo americano delle doppie voci. Abbiamo iniziato a fare country: a volte in italiano, altre in inglese, ma sempre con le doppie voci». Un genere, il country, che in Italia non ha molta fortuna: «Tutti ce l’hanno nelle orecchie, ma è vero: purtroppo in Italia non ha ancora avuto lo spazio che merita. Però secondo me è solo questione di tempo. Cosa troviamo noi nel country? È allegro, ci viene spontaneo ed è molto vicino al nostro modo di essere. Forse anche perché viviamo vicino ai campi!». Un legame, quello col territorio, che i fratelli Baù sentono molto vivo: «Veniamo da Sasso, una frazione di Asiago. Siamo sempre in giro, ma la sera torniamo quasi sempre a casa. Il nostro territorio, la tranquillità e il susseguirsi del tempo ci ispirano molto. Spesso per comporre andiamo in mezzo ai campi».
Sono tante le esperienze dei Blonde Brothers all’estero: «Abbiamo suonato in Svizzera, in Australia e negli Stati Uniti. Ovunque troviamo molto calore, perché cerchiamo sempre di coinvolgere il pubblico. Cantiamo in italiano anche quando siamo all’estero: le nostre radici sono importanti». Intanto, dicevamo, è uscito “Hey Hey Hey”: «È un viaggio nell’electro country. Ci sono canzoni movimentate, ballate e persino musica dance. E poi brani in inglese, altri in italiano e altri ancora in entrambe le lingue. È bello vedere come cambia un pezzo cantato in inglese e poi in italiano: ogni lingua ha il suo suono. Scrivere in italiano è difficile per gli accenti, in inglese è più facile».
Le canzoni del disco riflettono gli ultimi due anni di vita di Francesco e Luca: «La maggior parte dei pezzi li abbiamo scritti in questi due anni, ma abbiamo ancora parecchie canzoni nel cassetto. Ci sono alcuni pezzi che scriviamo insieme. Altre volte l’impulso parte da uno, mentre l’altro modifica il brano, magari scrive il ritornello. Cerchiamo sempre di far crescere la musica e i testi, facendo suonare la canzone sempre meglio, finché non raggiunge la sua maturità». Il tutto passa naturalmente dalla capacità di lavorare insieme: «Nella scrittura siamo molto simili», dice Luca, «ma Francesco è più meticoloso». Il disco è stato anticipato dal singolo “California (mi manchi tu)”: «Il pezzo è nato in occasione del viaggio negli Stati Uniti: il nostro “American dream”. Prima di partire avevamo abbozzato un testo, che poi abbiamo migliorato durante il tour americano nei locali». Un sogno che ha trovato una corrispondenza nella realtà: «Negli Stati Uniti il nostro genere è di casa. Era tutto come nei sogni: le praterie, le distese infinite». Infine, il futuro: «Il 26 gennaio suoneremo al Teatro Arcobaleno a Torre Belvicino, in provincia di Vicenza, ma il tour sarà l’estate prossima. Fare musica è la cosa che ci piace di più. Speriamo di fare sempre i musicisti, magari scrivendo anche per altri: per Mengoni o Elisa magari!». —
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