Da cappellano a Papa: i giorni che portarono Giuseppe Sarto ad essere Pio X

Il conclave si apre l’1 agosto 1903, l’elezione avviene il 4 In tutti i modi tentò di convincere i cardinali a non nominarlo
The coronation of a pope : Pius X (Giuseppe Sarto) is crowned in St Peter's, Rome Date: August 1903
The coronation of a pope : Pius X (Giuseppe Sarto) is crowned in St Peter's, Rome Date: August 1903

TREVISO. Il prete che non voleva essere papa. È martedì 4 agosto 1903 quando al soglio di Pietro viene designato Giuseppe Sarto, trevigiano, patriarca di Venezia: prende il nome di Pio X. Tutto comincia il 19 luglio, quando muore papa Leone XIII. Il primo scrutinio del conclave per scegliere il suo successore si tiene nella mattinata dell’1 agosto: i maggiori consensi vanno al porporato siciliano Mariano Rampolla del Tindaro, dal 1887 segretario di Stato e indicato da molti alla vigilia come il naturale successore di Leone; ma i voti che ottiene non bastano a superare il “quorum” dei due terzi.

Cinque schede

Cinque schede portano il nome di Giuseppe Melchiorre Sarto, patriarca di Venezia, 68 anni. Nel pomeriggio, un secondo scrutinio rimane senza esito. Il giorno successivo, domenica, si verifica un clamoroso colpo di scena: appena distribuite le schede si alza il cardinale Jan Maurycy Pawel Puzyna de Kosielsko, arcivescovo di Cracovia, per dare lettura di un messaggio dell’imperatore d’Austria-Ungheria Francesco Giuseppe, che pone il veto all’elezione del cardinale Rampolla. C’è indignazione in sala, e qualche porporato protesta formalmente contro quella che viene considerata un’ingerenza indebita. Si tratta in realtà di un’antica consuetudine, il privilegio dello “ius exclusivae” riservato ai sovrani delle nazioni cattoliche (Francia, Spagna, Austria, oltre ai sacri romani imperatori) per opporsi alla designazione di pontefici a loro sgraditi, ed esercitato più volte fin dal Trecento.

Il diktat ignorato

In particolare, Vienna non perdona a Rampolla la politica filo-francese da lui condotta nella sua veste di segretario di Stato, e teme che da papa possa semmai accentuarla.

Nello scrutinio successivo, non pare tuttavia che il diktat austriaco venga tenuto in gran conto: il cardinale Rampolla rimane il più votato. Salgono i consensi per il patriarca di Venezia, che arrivano a 21. Nel pomeriggio il conclave torna a riunirsi, e stavolta Sarto prende la parola prima ancora che vengano distribuite le schede: afferma di non poter tenere conto dei voti che gli sono stati dati; aggiunge che in caso di elezione sarebbe costretto a rifiutare; scongiura tutti i presenti “ut nomen ejus obliviscerentur”. Lo scrutinio va ancora una volta a vuoto, mentre in piazza San Pietro una folla di non meno di 30mila persone attende con ansia che dalla stufa della cappella Sistina si levi la sospirata fumata bianca.

A quel punto, allo stesso Ferrari viene affidato l’incarico di cercare di smuovere il patriarca di Venezia dalla sua posizione di rifiuto. Ma Sarto replica: “Io mi sento affatto impari a tanto peso, e non è assolutamente possibile che io mi sobbarchi. Sono conscio della mia estrema debolezza, sento io quello che sono, da nulla e affatto indegno”.

Tuttavia il lunedì successivo i cardinali non sembrano tener conto di queste parole: nella votazione, Sarto scavalca per la prima volta Rampolla. Però non cede, implorando i suoi elettori di dirigere altrove i loro voti, perché “non sum dignus”. A quel punto il cardinale Francesco Satolli perde la pazienza, gli si avvicina e gli dà un’autentica strigliata: al punto che Sarto abbassa la testa e sussurra, “Fiat voluntas Dei”. Così, nel successivo scrutinio del pomeriggio, lo stesso Satolli informa i presenti che il patriarca “si rassegna ai voleri divini”. Vengono distribuite le schede, ma i consensi in suo favore pur aumentando ancora non raggiungono il “quorum”.

L’intercessione

Martedì 4 agosto si apre con la celebrazione di una messa alla Paolina, poi si passa ai voti, ed è la volta buona: a Sarto ne vanno 50, a Rampolla 10, al cardinale Gatti 2. Quando gli viene chiesto quale nome voglia assumere, l’ormai ex patriarca di Venezia risponde: “Confidando nell’intercessione di quei pontefici santi che presero il nome di Pio, mosso dagli esempi lasciatici dai pontefici di questo nome che negli ultimi due secoli lottarono fortemente per la causa di Dio e della Chiesa, mi chiamerò Pio, Pio X”. Il motto che sceglie per il suo pontificato è ispirato a San Paolo: “Instaurare omnia in Christo”, scegliere Cristo come pietra d’angolo.

Il paradiso

Al cardinale Ferrari che è tra i primissimi a rallegrarsi con lui rimprovera: “Ecco che cosa hanno fatto di me i miei 61 confratelli, un povero prigioniero! ”. Il suo interlocutore gli risponde: “È prigioniero per Gesù Cristo, e meriterà maggiormente il Paradiso”. È il primo papa dell’età contemporanea a provenire dal ceto contadino e popolare (65 anni dopo di lui la stessa estrazione caratterizzerà un altro patriarca di Venezia, Angelo Roncalli, papa Giovanni XXIII); ed è anche uno dei primi pontefici ad aver percorso tutte le tappe del ministero pastorale, da cappellano al vertice della Chiesa cattolica. —




 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova