Da Goethe a Massenet, il dramma di Werther in una partitura che ha le tensioni dell’amore

I toni sognanti e la febbrile esaltazione finale, alla Fenice con la direzione di Tournaire, la regia di Cucchi e la voce di Pretti



Fu l’editore Hartman che, dopo aver accompagnato Massenet a Bayreuth per assistere a Parsifal, lo condusse a vedere la casa di Werther, a Wetzlar. Nei suoi Mémoires racconta il musicista: «Hartman mi condusse a visitare la casa in cui Goethe aveva concepito il suo romanzo, ispirato a una autobiografica, disperata vicenda d’amore con Carlotta Buff. Vedermi in quella casa, che Goethe aveva reso celebre facendovi vivere d’amore il suo eroe, mi impressionò profondamente». Per Guido Salveti: «Il Werther di Massenet è esempio ancor più tipico di Manon della riduzione di un soggetto letterario “grande”, in questo caso nientemeno che Goethe, alla misura del quotidiano e sentimentale».

La redingote azzurra

Gounod aveva messo in musica addirittura Faust e un altro personaggio goethiano, Mignon, dà il titolo ad un’opera di Thomas. Comparso nel 1774, il romanzo epistolare “Die Leiden des jungen Werthers” (I dolori del giovane Werther) divenne subito un successo europeo. Napoleone, che incontrò Goethe a Erfurt nel 1808, confessò allo scrittore di aver letto il romanzo sette volte, avendolo conservato nella sua sella durante la campagna d’Egitto. Ci si vestiva come Werther con la redingote azzurra e i calzoni e gli stivali gialli. Si instaurò un clima che influenzò il Foscolo di “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”. L’argomento “scandaloso” (adulterio e suicidio) indusse l’arcivescovo di Milano a mobilitare il clero perché acquistasse tutte le copie disponibili, così da farle sparire dalla circolazione.

Incendio a teatro

Il lavoro di composizione sul libretto steso da Blau e Milliet, occupò Massenet dalla primavera del 1885 a quella del 1887. Il 25 maggio del 1887 offrì la partitura al direttore dell’Opéra-Comique, Léon Carvalho, che oppose un rifiuto, salvo poi far pervenire, in serata, al compositore, un biglietto nel quale sembrava aver ripensato il suo atteggiamento: «Ne riparleremo. Non v’è niente di definitivo. A domani». Ma l’indomani il devastante incendio del teatro pose termine alla questione.

L’opera restò nel cassetto per cinque anni ed ebbe poi la sua prima fuori della terra di Francia, a Vienna, all’Opera Imperiale, il 16 febbraio 1892. Le frequenti indicazioni di movimento lento (la più usata: modére) suggeriscono un clima quasi estatico, sognante. La più celebre aria del tenore dice appunto: «Porquoi me réveiller, ô souffle du printemps, pourquoi me réveiller?» (Ah, non mi ridestar al soffio dell’april). Famoso è l’interludio “Clair de lune”. Ma non mancano febbrili esaltazioni, specie nel drammatico finale.

La Fenice propone Werther nell’allestimento del Comunale di Bologna dove fu protagonista il divo Juan Diego Flórez.

A Venezia Werther sarà il bravo, giovane tenore Piero Pretti e Carlotta il mezzosoprano Sonia Ganassi, che i veneziani hanno spesso ascoltato. Anche la regista Rosetta Cucchi ha già proposto alla Fenice una regia di Tosca. Scene di Tiziano Santi, costumi di Claudia Pernigotti. Nel cast anche Simon Schnorr e Pauline Rouillard. Sul podio uno dei più autorevoli direttori francesi: Guillaume Tournaire. La prima (in diretta Radiotre Rai) questa sera alle 19. Repliche il 27, 29, 31 gennaio e il 2 febbraio. —





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