Dalla “monega” alla bici del “lataroeo”, mestieri e usi del Novecento

PADOVA. «Che meraviglia!» esclama il primo cittadino, Sergio Giordani. «A Saccolongo avete tutte queste cose?». «Questo e altro signor sindaco», risponde, pronto, Mario Carraro, vigile in pensione, quasi 79 anni e uno sprint che neanche un ragazzino. «E che vorrebbe dire?» sta al gioco Giordani. «Che possiamo fare anche una mostra». Voilà, da quello scambio di battute irriverenti alla Festa della bicicletta, con esposizione proprio nel cortile di palazzo Moroni, è nata la mostra “Storia del passato: Mestieri e usanze e quotidianità popolari venete”, a ingresso gratuito nell’Agorà del San Gaetano fino al 10 marzo.
È realizzata dalla Pro Loco Saccolongo, di cui Carraro è presidente, ed è stata inaugurata ieri con il primo cittadino.
il percorso. È suddiviso in sezioni: c’è la lavorazione della terra, con utensili e strumenti contadini; c’è l’ambiente domestico che chiama a gran voce il gioco del “ricorda cos’è” perché vengono riprodotte una cucina e una camera da letto con testimonianze di vita familiare: dalle trappole per le mosche alla bottiglia per fare il burro; dalla “monega” alla “fogara” per scaldare il letto di “scartozzi”.
E poi gli artigiani: dai venditori di tessuti al falegname, dal calzolaio al fabbro; unità di misura e peso, bilance e piatti per pesare il frutto della terra. E ancora giochi; abbigliamento d’epoca; biancheria per neonati, abiti da sposa, ricami, merletti e vestiti da lavoro. Un angolo ricrea un’aula di scuola con un vecchio banco, la lavagna, i calamai, la carta geografica e il cestino della merenda.
Uno spazio importante è riservato alle biciclette: uno spaccato di storia italiana rappresentata dai mestieri del dopoguerra, quelli che hanno sostenuto l’economia familiare e, spesso, erano un sodalizio con la vita stessa: la bici che porta i “putei” con il primo seggiolino; quelle dei mestieri: “lataroeo” (lattaio); “moeta” (arrotino); “pessaro” (pescivendolo); “fruttaroeo” (fruttivendolo); “gainaro” (pollivendolo) e così via con i carretti degli attrezzi dietro. E poi ce n’è una specialissima: tutta in legno, costruita nel 1944 da Barcellona Redento, un costruttore di carri.
Le bici sono utilizzate nelle scuole perché le tradizioni e i lavori dei nonni non siano dimenticati. Ogni ultima settimana di settembre la Pro Loco espone a Creola di Saccolongo una mostra di storia del passato attraverso le due ruote conservate e perfino un corteo di mezzi agricoli. «È nato tutto circa 40 anni fa», racconta Mario, «andavamo al “ferrovecio”, cioè dove gli spazzini depositavano una volta le cose che dovevano finire in discarica: a Chiesanuova, sotto il cavalcavia che allora non c’era. Porta a casa, porta a casa, ho cominciato un mercatino; poi il passaparola e i mercati battuti (ancora adesso) con mia moglie Teresa che porta la borsa degli “schei”. Con qualche oggetto prestato abbiamo cominciato a esporre alla festa di San Michele. Questa passione per me significa restituire alla luce la cultura contadina».
Al San Gaetano c’è il Novecento dei nonni in una stanza, con qualche pregiata incursione nell’Ottocento. —
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