DALLE MINE ANTIUOMO NASCONO GIOIELLI E SPERANZA

L’orrore di una mina antiuomo può diventare un gioiello sinonimo di bellezza assoluta. Il paradosso è diventato realtà grazie all’ingegno e alla tenacia di Igino Brian, orafo vicentino che 14 anni fa...

L’orrore di una mina antiuomo può diventare un gioiello sinonimo di bellezza assoluta. Il paradosso è diventato realtà grazie all’ingegno e alla tenacia di Igino Brian, orafo vicentino che 14 anni fa ha cambiato la sua vita. Non è stato solo merito suo, la bella avventura imprenditoriale è arrivata grazie a suo figlio, adottato in Cambogia. «Ho potuto vedere con i miei occhi la terribile realtà che molti bambini sono costretti ad accettare come normale. Una volta tornato a casa il ricordo dei loro volti e dei loro sorrisi non mi ha abbandonato e ho sentito forte l’esigenza di fare di più» racconta. L’amore per il tormentato Stato asiatico era scoccato e lo avrebbe portato lontano. Poco tempo dopo Igino si è trasferito a Phnom Penh, la capitale cambogiana adagiata sulle sponde del fiume Mekong. Turisti e avventurieri si fermano poco da quelle parti, preferendo raggiungere i templi di Angkor ma è lì che il papà vicentino ha fatto nascere il progetto “Education for the future” per permettere a tanti figli della Cambogia di opporre una conoscenza alla violenza delle armi, imparando a creare collane e monili dagli scarti di mine antiuomo e proiettili provenienti dal nord del Paese. Così sono nati una scuola e un laboratorio orafo, che mensilmente lavora dai 6 agli 8 chilogrammi di ottone proveniente da ex armamenti che tra il 1979 e il 2014 hanno provocato la morte di 19.693 persone e 44.681 mutilati. Il materiale recuperato dai campi di battaglia viene rifuso e combinato con seta, legno e fibra di cocco, dando origine a dei bijoux che sono pezzi unici che stanno conquistando il mercato italiano e quello tedesco grazie alla Bottega Solidale di Claudia, che ne è diventata importatore esclusivo (bottegacanegrate.it) . «L’utilizzo di questa materia prima è nato dalla voglia di fare un uso diverso di questi oggetti che continuano a disseminare terrore tra la gente, trasformandoli in qualcosa di buono, di bello, di prezioso, non solo per chi li acquista ma anche per i giovani che li costruiscono» spiega Brian. Grazie alla sua intraprendenza ha ideato anche una casa famiglia che accoglie i giovani sottraendoli ai pericoli delle baraccopoli. Per Igino una seconda paternità: «Il mio obiettivo è dare un’opportunità ad alcuni ragazzi, cerco di insegnare loro come si può ripartire facendo anche i conti con il proprio passato, seppure drammatico, servendosene per guardare al futuro e creare qualcosa di bello».

L’arte di modellare il metallo diventa metafora di un progetto di vita. (v.c.)

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