È morto Rea, credeva nel potere dei libri

Credeva veramente nel potere della letteratura, diceva che «saranno i romanzi a salvare il mondo dalla dissoluzione» Ermanno Rea, che non ha mai smesso di indagare sul mistero napoletano raccontato...

Credeva veramente nel potere della letteratura, diceva che «saranno i romanzi a salvare il mondo dalla dissoluzione» Ermanno Rea, che non ha mai smesso di indagare sul mistero napoletano raccontato in ritratti oggettivi e soggettivi sui cambiamenti della città. Lo scrittore, presidente del Premio Napoli, è morto nella sua casa di Roma a 89 anni. Lascia un romanzo, “Nostalgia”, che non potrà vedere arrivare in libreria il 13 ottobre per Feltrinelli, e a cui teneva moltissimo. È un omaggio alle sue radici, alla sua Napoli, dove era nato il 28 luglio 1927, che completa idealmente la trilogia dedicata alla sua città. Giornalista e fotografo prima di diventare scrittore, Rea - che è stato per molto tempo un riferimento della sinistra e nel 2014 si era candidato alle elezioni europee con la lista Tsipras senza però riuscire ad essere eletto - aveva imparato a osservare le cose, a coglierne al volo il momento significativo. E questo «gli era servito poi nello scrivere». Partito da narrazioni legate all’inchiesta e alla ricostruzione giornalistica come “L’ultima lezione”,l romanzo-verità su Federico Caffè e la sua misteriosa scomparsa, e “Mistero napoletano”, premio Viareggio nel ’96, Rea è anche autore di “Il Po si racconta. Uomini donne paesi e città di una Padania sconosciuta”. Nel 1999 ha vinto il Premio Campiello con il suo primo romanzo vero e proprio “Fuochi fiammanti a un’hora di notte”. Pubblicati da diversi editori, da Einaudi a Rizzoli, i libri di Rea sono stati ripubblicati nel corso degli anni da Feltrinelli.

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