Ecco Giotto come (e dove) non lo avete mai visto

Alla Misericordia di Venezia un’esperienza multimediale sulle opere dell’artista Visioni ravvicinate, la voce guida di Zingaretti ma i capolavori sono proiezioni
Ecco Giotto come non l’avete mai visto e dove non l’avete mai immaginato; Giotto a tre dimensioni, a un palmo dal naso, davanti, dietro, di fianco, e ingrandito fino a restituire, una per una, le zampe di galline di Gioacchino, le ciocche di capelli di San Francesco e tutto il dolore delle lacrime di Cristo.


Sbarca a Venezia, negli spazi della Scuola Grande della Misericordia, “Magister Giotto”, sgargiante omaggio al pittore toscano in occasione dei 750 anni della sua nascita a metà tra mostra e spettacolo, ossia senza nessuna opera tangibile ma con tutte le sue celeberrime opere in formato virtuale, spiegate dalla voce di Luca Zingaretti, accompagnate dalla colonna sonora di Paolo Fresu, rielaborate al computer e proiettate sul grande schermo di sette ambienti realizzati con una speciale architettura tessile.


Ecco Giotto senza Giotto, nella città di Carpaccio e Tintoretto, e dunque un po’ spaesato; Giotto ai tempi del 3D, della tecnologia spinta, dell’arte presunta, della scala 1:1 che toglie la distanza; l’arte staccata dalla Cappella degli Scrovegni, dai muri spessi della basilica di Assisi, dagli Uffizi e, con un salto temporal-geografico di non facile comprensione, trasportata nel cuore di Cannaregio.


Ideata da Cose Belle d’Italia Media Entertainment, la mostra - che originariamente avrebbe dovuto svolgersi a Firenze e che dopo Venezia andrà in Giappone - è stata presa al volo dal sindaco Luigi Brugnaro che ieri, davanti alla ricostruzione in rosso Biennale della Croce del Presepe Greccio nella navata d’ingresso, a onor del vero più industriale che spirituale, ha sottolineato l’importanza della «tecnologia applicata alla cultura dell’arte».


Arte e tecnolologia a piene mani, con qualche effetto discutibile come il video con la O di Giotto o l’effetto tridimensionale delle pecore dei presepi. «La mostra è un punto d’incontro tra un sapere molto importante e la possibilità di renderlo fruibile a tutti» ha spiegato il direttore artistico Luca Mazzieri, alla presentazione di ieri mattina con Marco Carminati. «Il nostro obiettivo è quello di riuscire a comunicare i grandi maestri dell’arte italiana nel mondo».


Quanto poi il linguaggio contemporaneo ci azzecchi con la poesia di Giotto delle storie francescane di Assisi, con la sua compassione profusa nei maestosi Crocifissi, con la malinconia delle Madonne, con le sue carezze, la grazia dei panneggi, la brillantezza dei colori, anche se visibili da lontano, lo diranno i biglietti staccati da qui al prossimo 5 novembre (18 euro intero, 16 ridotto, per 52 minuti di visita con auricolari, a gruppi di 20 persone per volta).


Di grandi speranze, oltre al presidente di Cose Belle d’Italia Stefano Vegni - «non voglio più vedere le nostre cose migliori che se ne vanno via» - l’intero comitato scientifico che conta gli storici dell’arte Alessandro Tomei e Serena Romano Gosetti di Sturmeck, Stefania Paone, il filologo classico Giuliano Pisani, il professore emerito di Astronomia all’Università di Padova Cesare Barbieri che ha lanciato Giotto nel cielo, lassù verso la cometa Alley dell’Adorazione dei Magi nella Cappella degli Scrovegni da cui ha preso il nome la Missione Giotto del 1986 e che, in mostra, inopinatamente diventa qualcosa di più simile a un cartone animato che non a un’esperienza celeste.


La mostra, che fa parte della trilogia “Magister” e che nei prossimi due anni sarà dedicata anche a Canova e Raffaello, restituisce anche le fattezze dell’artista dalla giovinezza alla vecchiaia grazie all’elaborazione al computer. Tutto da interpretare lo sguardo un po’ accigliato della fine.


©RIPRODUZIONE RISERVATA




Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova