«Godiamoci i Pink Floyd così come vanno ascoltati»

di Michele Bugliari
Ernesto Assante e Gino Castaldo, storici critici musicali di Repubblica, saranno al teatro Corso di Mestre, venerdì 22 aprile alle 21.15 con “Lezione di rock - Pink Floyd in quadrifonia”.
Assante, come è nata l’idea di “Lezione di rock”?
«È nata quando i Pink Floyd hanno ristampato qualche anno fa “The Dark Side of The Moon” e “Wish You Were Here” con i missaggi quadrifonici originali perché entrambi i dischi erano stati pensati per quella tecnologia. L’unico modo per fare vivere l’emozione delle versioni quadrifoniche era di portarle in giro nei teatri perché a casa nessuno ha gli impianti adatti per ascoltarle. Sarà allora l’occasione per raccontare la storia dei Floyd e recuperare l’ascolto concentrato. Oggi tutti ascoltano la musica facendo altre cose».
Come mai la quadrifonia non ha avuto una grande diffusione?
«I Floyd tentarono di lanciarla ma gli anni Settanta furono un periodo troppo breve per permettere al sistema di affermarsi. Poi nel decennio successivo il cd cambiò il modo di ascoltare la musica, rendendo inutile la quadrifonia».
Il surround 5.1 ha sostituito la quadrifonia?
«Il surround è stato sviluppato per il cinema, non per la musica. Alcuni vecchi dischi sono stati trasformati con il 5.1 ma quelli dei Floyd erano stati pensati per la quadrifonia».
C’è chi mitizza lo scomparso Syd Barrett e chi pensa che i veri Pink Floyd siano quelli di David Gilmour. Lei cosa ne pensa?
«Barrett è stato la miccia che ha acceso la creatività dei Pink Floyd. Senza di lui, che fu l’artefice del primo fantastico disco “The Piper At The Gates Of Dawn”, la band non avrebbe aperto le porte della sperimentazione che poi permise loro di incidere i capolavori. Dopo l’album d’esordio, Barrett se ne andò, quindi, la compiutezza dei Floyd è stata opera di Roger Waters, David Gilmour, il compianto Richard Wright e Nick Mason. Il meglio l’hanno dato senza Barrett, ma senza di lui non sarebbero arrivati a fare quello che hanno fatto».
Quali sono stati gli album più significativi dei Floyd?
«Il primo “The Piper At The Gates Of Dawn”, “Ummagumma” e “Meddle” che è l’anteprima dei nuovi Pink Floyd che poi hanno dato il loro il massimo in “The Dark Side of The Moon”».
Waters con “The Wall” ha portato in tour una fantastica tribute band dei Floyd, non trova?
«Sono d’accordo, Waters è un autore, è giusto che possa mettere in scena la sua musica ma per replicare il suono dei Floyd è costretto a prendere con sé degli imitatori, il chitarrista che suona come Gilmour e il tastierista che suona come Wright. Per avere i veri Pink Floyd sono necessari quattro musicisti. Gli altri tre senza Waters hanno mancato della sua visionarietà e lui senza gli altri tre ha mancato del loro sound e della loro musica».
Webnotte, la vostra web tv su Repubblica.it, vi sta dando grandi soddisfazioni.
«Siamo molto contenti. Tutti gli artisti vengono volentieri perché non c’è un altro spazio in questo momento per fare buona musica dal vivo né alla radio e né in televisione».
Come è cambiato il giornalismo musicale rispetto a quando lei hai iniziato?
«Completamente. I giornali ormai hanno perso il loro ruolo a favore del web, dove però la mia opinione o quella di un qualsiasi acquirente di dischi contano uguale. La centralità del critico è svanita. La professione però può ancora avere senso nel consigliare e guidare. Chi ha un abbonamento a Spotify ha cinque milioni di canzoni a disposizione. Ma se qualcuno lo consiglia cosa ascoltare, è meglio».
Biglietti: 20 euro (platea) e 15 euro (galleria) su www.ticketone.it e www.vivaticket.it.
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