I Toto: «Noi siamo come delle stelle da quarant’anni in orbita intorno al Sole»

Parla il tastierista Steve Porcaro, fondatore con il fratello Jeff della band che sarà il 3 luglio in concerto a Marostica 

intervista



Debutterà il 3 luglio da Marostica la leg italiana del tour mondiale dei Toto. Tre gli appuntamenti in Italia, a partire da piazza degli Scacchi, per uno dei gruppi appartenenti al gotha del rock. Una band che è stata capace di cavalcare i decenni, con il traguardo dei 40 anni raggiunto nel 2018 e, parallelamente, la pubblicazione del disco “40 Tours Around the Sun”, registrato il 17 marzo dello stesso anno durante il concerto allo Ziggo Dome di Amsterdam e uscito venerdì scorso. Ne abbiamo parlato con Steve Porcaro, tastierista e fondatore del gruppo con il fratello Jeff.

Il disco si intitola “40 Tours Around the Sun”. Qual è il significato della parola “Sole”?

«La stella più importante: ci siamo immaginati a nostra volta come delle stelle che in questi 40 anni non hanno fatto altro che girare intorno al Sole».

Perché avete deciso di registrare il concerto di Amsterdam?

«Per noi i concerti ad Amsterdam hanno sempre rappresentato qualcosa di speciale, forse per la grande quantità di pubblico e per il suo calore: sono serate magiche».

Questo disco è un punto di arrivo per i Toto o un ulteriore tassello della carriera?

«E chi lo sa? Non so cosa ci riserverà il futuro. So solo che faremo un tour mondiale e che poi dedicherò buona parte del tempo ai progetti da solista».

Pensando al passato, avete mai pensato di dividervi?

«Amo i Toto. Ho suonato con loro per 27 anni: sono stato parte integrante del gruppo durante i primi sei album e ho collaborato ai successivi, fino al definitivo ritorno nel gruppo nel 2010. Sono stati anni bellissimi. A volte mi fermo a pensare agli inizi con Jeff e a dove siamo arrivati ora: è incredibile».

Una parola per descrivere la vostra carriera?

«Perseveranza. Altrimenti non avremmo resistito 40 anni!».

Nella tracklist dell’album figurano canzoni che solitamente non eseguite dal vivo. Perché questa scelta?

«Perché sono brani che amiamo e che ci piace suonare durante i concerti, anche se succede di rado. Non è sempre possibile soddisfare ogni desiderio, ma quelle inserite in questo disco sono canzoni a cui siamo particolarmente legati».

Il Italia il tour inizierà in Veneto. È mai stato qui?

«Sono stato a Venezia con la mia fidanzata. Stava girando un film in Slovenia. L’ho raggiunta e siamo andati un paio di giorni a Venezia: che meraviglia! Purtroppo i gruppi che decidono di suonare a Venezia sono pochi, perché non è vista come una città rock».

Ci dobbiamo aspettare un concerto uguale a quello registrato nel disco?

«No, ci saranno diverse differenze e delle sorprese».

Ad esempio?

«Ci saranno un paio di cose completamente nuove, poi cambieremo le canzoni in scaletta. I concerti italiani saranno diversi da tutti gli altri».

La classica domanda sull’Italia: cosa le piace del Paese?

«Al primo posto metto la gente e al secondo il cibo!».

Lei ha origini italiane.

«Mio nonno era calabrese, mentre mia nonna era di Napoli. Ma non ci sono mai stato ».

In “Africa” cantate “I bless the rain in Africa”. Cosa pensa della questione migranti?

«Non mi piace parlare di politica. Quel che è certo è che la paura del diverso e il razzismo sono delle cose terribili». —



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