Il “profumo” della stampa per i cinquant’anni di Antiga

Un po’ missionari, un po’ esploratori, un po’ sacerdoti. Grazie alle loro mani, la carta non solo vive, ma pesa, parla, respira, odora di buono, scavalca i secoli e fa sembrare Twitter una “robetta”. Grazie alla loro lungimiranza, le macchine, i caratteri e le matrici della tipografia italiana, insomma l’hardware che ha permesso la diffusione del sapere, sono stati raccolti e messi al sicuro nel Museo della stampa e del design tipografico di Cornuda, in provincia di Treviso.
Piccolo, grande, prodigio dell’imprenditoria veneta e italiana, nel quale deve aver contato non solo la saggezza e l’intraprendenza, ma anche la capacità di restare uniti, di non litigare, di capire l’uno il carattere dell’altro, di fare famiglia, con i figli, i nipoti, i dipendenti; di essere quello che si vede più spesso nella pubblicità che non nella vita reale, ma che ai quattro fratelli Antiga - Franco, Silvio, Mario e Carlo - con la sorella Maria Antonella, riesce da cinquant’anni.
il regalo
Per questa ragione hanno voluto farsi un regalo, con un volume che Aldo Manuzio avrebbe apprezzato molto perché è tra il libro e l’opera d’arte, dal titolo “Tipoteca. Una storia italiana”, presentato ieri a Venezia dai cinque fratelli, della nipote Michela e dal direttore Sandro Berra nel Salone da ballo del Museo Correr.
Trecentoventi pagine, alcune lisce, altre ruvide, altre ancora a rilievo - una più bella dell’altra, tutte da accarezzare - che raccontano i cinquant’anni di attività di Grafiche Antiga spa, dalla prima macchina comperata da Silvio e Franco a Padova a quella, che allora parve incredibile, per stampare i manifesti.
Negli anni Grafiche Antiga cresce, entrano gli altri fratelli, arrivano le commesse importanti - cataloghi, libri, persino il calendario Pirelli - fino ad arrivare agli attuali 25 mila metri quadrati di superficie, con 9.500 commesse all’anno e duecento collaboratori.
L’appello
Nel frattempo, negli stessi anni in cui Internet preparava il terreno per sconvolgere il mondo della comunicazione, Silvio Antiga lanciava un appello ai colleghi tipografi italiani per raccogliere tutto quello che, normalmente, veniva buttato: attrezzature, caratteri, punzoni.
«Volevamo restituire un poco di quello che il mestiere ci aveva dato» , spiega Silvio Antiga. Nasce così la fondazione Tipoteca Italiana: archivio, collezione, museo, laboratorio, che con la tipografia dialoga e si completa.
realtà aumentata
«Questo libro è una realtà aumentata», dice Sandro Berra, «la scelta di questa carta è una scelta di realtà aumentata e la Tipoteca è il serbatorio della memoria dei caratteri».
Quella che Silvio Antiga definisce «una storia italiana, una storia veneta, una storia semplice» possiede, in realtà, la complessità della custodia, della forma più alta della tutela, che è il rispetto, del patrimonio da tramandare anche a chi l’unica T che viene in mente è quella del T9.
Profetiche, in tal senso, le parole dell’introduzione di Cesare De Michelis, scritte poco prima di morire: «Silvio Antiga restituisce la genuinità dell’antico perché nulla dell’arte vada perduto. Così gira la ruota della storia grazie agli uomini di buona volontà». —
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