Il rapporto fra Treviso e l’arte una ricerca ventennale su Rinascimento e Barocco

treviso. Raccontare con rigore scientifico un museo per comprendere lo sviluppo artistico del suo territorio. Lo fa, grazie al lavoro quasi ventennale di ben ventinove studiosi, il volume “Musei Civici di Treviso, La Pinacoteca. Vol. 2, Pittura rinascimentale e barocca” (Antiga edizioni), che sarà presentato al pubblico domani alle 18 nell’auditorium del Museo di Santa Caterina di Treviso. Si tratta del secondo dei tre volumi del catalogo sistematico della Pinacoteca finanziato e realizzato dall’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Treviso, che già sei anni fa ha dedicato il primo alla pittura romanica e gotica e che sta già lavorando al terzo. La cura meticolosa di due storici dell’arte del calibro di Eugenio Manzato e Sergio Marinelli, che hanno coordinato gli autori e redatto due illuminanti saggi critici, fanno della corposa opera (oltre 500 pagine) uno strumento di fondamentale importanza per la conoscenza delle opere pittoriche del Museo realizzate tra la metà del Quattrocento e la metà del Seicento, includendo nelle 317 schede dedicate ad altrettante opere non solo il patrimonio esposto al pubblico ma anche quello, ancor più vasto, conservato nei depositi. E anche se la Pinacoteca trevigiana non è celebre nel mondo per le sue rarità, per quanto riguarda il Rinascimento e il Barocco, spiega Marinelli, Treviso, così come tante altre città di provincia «in quel momento storico fu centro e capitale, quasi mai periferia (…) Con artisti di provincia, ma non provinciali», rilevando che «La pittura nata in quelle piccole capitali, che tali in genere sono rimaste fino al Settecento, la si vede meglio oggi in effetti, la si conosce, nei musei di Parigi, Londra, New York, dove è emigrata, magari forzatamente». Ma quel che a Treviso è rimasto non è poco, proprio come quanto “importato” grazie ai collezionisti trevigiani e ai loro doni al Museo. Intatti, oltre ad includere opere di Giovanni Bellini, Cima, Tiziano e Lotto (anche nelle espressioni dei loro imitatori e di copie storiche), l’opera pone in luce la presenza di una scuola trevigiana rappresentata dai Gerolamo da Treviso (il vecchio e il giovane), Pier Maria Pennacchi, Domenico Capriolo. E, soprattutto, rileva come il collezionismo abbia connesso Treviso al mercato nazionale, come testimonia una Pinacoteca tutt’altro che “locale” come spesso si ritiene, nella quale si possono trovare anche sorprese inaspettate.
il territorio
Ma il rapporto del museo con il territorio resta il focus del volume e anche del saggio di Eugenio Manzato, che ritiene necessario portarlo in superficie «per distinguere le opere utili alla comprensione dello sviluppo artistico del territorio in mezzo alla cospicua mole delle collezioni». Tanto che il catalogo accoglie anche una sezione dedicata agli affreschi staccati provenienti dalle facciate dipinte dell’Urbs Picta, realizzata da Rossella Riscica e Chiara Voltarel, da molti anni impegnate nel loro studio. Il libro si completa con i saggi di Emilio Lippi ( “La Pinacoteca nell’Ottocento e le collezioni storiche”), di Maria Elisabetta Gerhardinger ( “La chiesa di San Teonisto”) e da una minuziosa bibliografia a cura di Roberta e Silvia Rizzato che diventa anche una bibliografia della città. Così come il catalogo diventa una vera e propria guida all’arte trevigiana, dell’arte a Treviso. Del rapporto tra Treviso e l’arte. —
MAR. G.
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova