Il vetro verso la modernità nella Vienna capitale di stile

Alla Fondazione Cini oltre 300 opere per esaltare il lavoro di architetti e artigiani Una produzione talmente raffinata da influenzare perfino le fornaci di Murano
Di Silva Menetto
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.04.2016.- La stanza del vetro. Isola di San Giorgio.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.04.2016.- La stanza del vetro. Isola di San Giorgio.

di Silva Menetto

Vienna a cavallo tra l’Otto e il Novecento è davvero il centro dell’Europa. Non è solo la capitale dell’impero ma è il luogo dove si respira il profumo del futuro, del XX secolo. Il Novecento è solo all’alba ma a Vienna sta sorgendo una scuola di nuovi artisti attorno ai quali la modernità prenderà forma secondo nuovi canoni, del tutto innovativi e inaspettati. Le tendenze dell’arte moderna si scollegano dalla tradizione, per dare dignità alle arti applicate, al design, all’'architettura, all’'arredamento, in un mondo che dopo la rivoluzione industriale sta iniziando a vedere i progressi che ne possono derivare. È la Secessione dall’Accademia, che in campo artistico dà esiti sorprendenti, e in campo architettonico vede fiorire giovani talenti, architetti, progettisti e designer protagonisti di quella stagione denominata Modernismo Viennese. Josef Hoffmann, Koloman Moser, Joseph Maria Olbrich, Leopold Bauer, Otto Prutscher, Oskar Strnad, Oswald Haerdtl e Adolf Loos: sono loro i protagonisti della nuova mostra delle “Stanze del vetro” alla Fondazione Cini nell’isola di San Giorgio a Venezia, dedicata alla genesi della moderna arte vetraria in Austria tra la fine dell’Impero Austro-Ungarico e la Prima Repubblica. Con oltre 300 opere provenienti dalla collezione del Mak (Museo delle Arti Applicate) di Vienna e da collezioni private, “Il vetro degli architetti. Vienna 1900-1937” a cura di Rainald Franz, spezza il ritmo lagunocentrico della storia del vetro per offrire una mostra comparativa che fino a ora non ha avuto eguali.

Fin dall’allestimento e dalle ambientazioni di ogni singola stanza, si viene trasportati nello spirito della modernità novecentesca mitteleuropea che ha condizionato molta parte del gusto occidentale e del modo di intendere la produzione del vetro anche a Murano (non a caso Carlo Scarpa, che alla Venini lavorava fianco a fianco coi maestri vetrai per realizzare le sue creazioni, ammetteva di essere stato principalmente influenzato da Josef Hoffmann). Il percorso espositivo è suddiviso in sette stanze decorate con carte da parati che riproducono disegni originali della Wiener Werkstätte, l’officina viennese fondata nel 1903 da Josef Hoffmann e Koloman Moser, vera fucina di capolavori. Vasi, bicchieri, coppe, servizi da tavola e da toeletta, sono disegnati da architetti usciti dalla Kunstgewerbeschule, la Scuola viennese di arti e mestieri, che insegna ai giovani talenti ad approcciarsi ai materiali conoscendone a fondo l’essenza, elaborando a fianco dei mastri artigiani le loro creazioni. Tra tutti, è il vetro a essere scelto come materiale d’elezione per la produzione modernista. I designer creano opere che vanno dall’impalpabile vetro soffiato ai pesanti e colorati vetri dalle reminiscenze classiciste; dai vetri iridescenti ai vetri intagliati, dalle decorazioni stilizzate fino alla decorazione “Bronzit” a motivi geometrici o a foglie nere e oro su fondo opaco.

L’abilità dei produttori altamente specializzati di Boemia, Moravia e Slavonia fa il resto, e si crea così una produzione preziosa e sofisticata, di altissimo artigianato artistico, che viene rivenduta in tutta Europa e negli Stati Uniti attraverso l’azione di aziende commerciali e intermediari che la presentano in tutte le maggiori esposizioni internazionali dell’epoca.

Passato il primo conflitto mondiale, la produzione del vetro viennese riprende con una nuova vivacità, e tra gli anni Venti e Trenta vengono utilizzati nuovi materiali come il sottilissimo vetro mussolina e ripristinate vecchie tecniche adattandole allo stile contemporaneo. Di questo periodo è anche l’unico progetto in vetro di Adolf Loos, il Trinkservice No. 248, uno dei più noti servizi di bicchieri prodotto dalla Lobmeyr, ancora oggi in produzione. Il viaggio nella modernità del vetro viennese si conclude con la ricostruzione del “Boudoir d’une grande vedette”, la sala di vetro che Josef Hoffmann realizzò per l’Esposizione Universale di Parigi del 1937: un moderno salotto del bel mondo dove si consacra il vetro come materiale perfetto per il design di interni.

“Il Vetro degli Architetti. Vienna 1900-1937” si visita fino al 31 luglio.

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