Innamorata di Venezia Il ritorno di Natalie negli abiti della popstar

VENEZIA
Per la quarta volta in dieci anni – già regista di “Eve”, già Cigno nero e già Jackie – Natalie Portman porta al Lido una nuova sé, sboccata e rockettara, con il chiodo di pelle, i capelli d’argento, le sopracciglia decorate di strass come un tatuaggio maori, protagonista di “Vox Lux” di Brady Corbet insieme a Jude Law, una talentuosa Raffey Cassidy e Stacy Martin, presentato ieri sera in Concorso e accolto dalla critica con trasporto moderato.
Il film racconta l’ascesa di una cantante, Celeste (la Portman), che costruisce il proprio successo dopo essersi salvata dalla strage compiuta nella sua scuola da un folle. Per elaborare il lutto e il trauma, scrive una canzone insieme alla sorella e la canta in una chiesa, dove viene notata, diventando presto un simbolo. Attraverso gli occhi della protagonista, “Vox Lux” copre un arco che va dal 1999 al 2017 e incastona il successo della cantante negli eventi tragici dei nostri anni.
Violenza, perdita dell’innocenza, fama, rivalità tra sorelle, ma anche tutto quello che viene dietro alla gloria, e cioè solitudine, ansia da prestazione, tritacarne mediatico, fanno di “Vox Lux” un’opera musical-drammatica che mescola cronaca e decibel, morti innocenti tra i banchi o in riva al mare e camerini zeppi di fiori, nei quali Celeste s’impasticca per sopportare i dolori alla schiena e non pensare ai guai che semina in giro, incluso un incidente stradale e il quasi abbandono della figlia.
«Mi è piaciuto molto interpretare questo personaggio» spiega l’attrice, sbarcata al Lido in una cappa blu notte Dior che sembra presa dall’armadio di Jackie. «Ho sempre sognato di recitare la parte di una popstar, ho amato molto cantare e ballare in un ambiente così libero e divertente».
Come una Lady Gaga all’incontrario (in “A star is born” era la cantante che volevafare l’attrice), Natalie Portman ritorna in quella laguna a cui è devota: la suite a Palazzina G, le cene vegane, la Regata storica nel palazzo di Inti Ligabue, e ieri sera la passerella in un croccante abito d’oro, mentre a Raffey Cassidy s’incastrava un tacco dove, poco prima avevano sfilato Al Bano, Violante Placido, Stefano Accorsi, Vincent Cassel.
«Venezia è il festival più bello del mondo» dice la Portman. Il Lido, che l’ha accolta tiepidamente in conferenza stampa, non si risparmia ai bordi della passerella che lei conosce così bene e sulla quale ha sfilato in tutti i modi possibili: da regista, da protagonista da Oscar del “Cigno nero” nel 2010, quando era già fidanzata con il ballerino Benjamin Millepied, e poi incinta, due anni fa, per presentare “Jackie”, e infine nel delirio di ieri sera.
«Questo film è un ritratto della nostra società ma anche di tutto quello che sta intorno a una popstar, a quella specie di famiglia che può essere anche molto corrotta» dice Natalie Portman. «Sicuramente la vita di una cantante, sempre in giro, è molto più impegnativa rispetto a quella di noi attrici».
«Ho fatto del mio meglio per cercare che il film fosse la cronaca degli eventi che hanno definito il XXI secolo, un’epoca di ansia» dice il regista, già Premio Orizzonti per la migliore regia e Leone del Futuro nel 2015 con “The Childwood of a leader”. Allora, a premiarlo, fu Jonathan Demme, scomparso l’anno scorso, al quale il film di oggi è dedicato. —
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