La libertà secondo dieci detenute nel docufilm diretto da Jo Squillo

Che cos’è la libertà per chi da giorni, mesi, anni condivide una cella con una sconosciuta e vede scorrere le giornate passeggiando su e giù in dieci metri di corridoio? Crede ancora in qualcosa? Sogna? Spera di rialzarsi dopo l’incubo della caduta negli inferi della violenza? Chissà. «Di certo queste donne fragili e chiuse, incapaci di chiedere aiuto, prigioniere ancor prima di entrare in carcere», osservano Jo Squillo, Francesca Carollo e Giusy Versace, «con le loro parole insegnano che si può sempre, ancora, scegliere». La conclusione arriva al termine dell’esperienza vissuta la scorsa primavera fianco a fianco delle detenute della sezione femminile del San Vittore di Milano. E sarà portata giovedì 29 agosto alla Mostra di Venezia con la presentazione ufficiale del docufilm “Donne in prigione”, esito finale del nuovo progetto della onlus “Wall of Dolls”.
contro la violenza
«È il terzo anno che con la nostra onlus partecipiamo alla Mostra del Cinema», dice Jo Squillo, cantautrice, conduttrice e produttrice di contenuti per la tivù, «Portiamo le nostre iniziative volte a sostenere progetti culturali al femminile contro la violenza sulle donne e la violenza di genere». Apprezzate le due precedenti uscite, altrettanto lo sarà questa. «Grazie anche», si affretta ad aggiungere la vicentina Francesca Carollo, giornalista Mediaset, volto di “Quarto Grado” e “Dritto e Rovescio”, «all’impegno del governatore Luca Zaia, un aiuto dietro alle quinte, preziosissimo».
dieci testimoni
Quest’anno Squillo, Carollo e Versace (atleta paralimpica e ora conduttrice tivù) hanno indagato la condizione femminile dietro alle sbarre. «Abbiamo voluto entrare nel carcere», illustra il progetto la cantante, nei panni di regista televisiva, «un ambiente difficile dove il concetto di libertà si annulla». Dopo un lungo percorso, anche burocratico, di preparazione, l’accesso lo scorso aprile al San Vittore con le telecamere. Obiettivo: insegnare alle carcerate una professione, quella di cine-operatrice, e raccoglierne le storie. «Entri in carcere, lavori ed esci che stai davvero male», racconta Jo Squillo, «Sono donne che hanno usato violenza e per questo stanno scontando la loro pena». Ma cosa c’è dietro a ogni storia? «Dieci carcerate», continua Squillo, «hanno accettato di raccontarlo davanti alle telecamere. A filmare le loro interviste, a immortalare sensazioni, a diventare registe della loro stesse confessioni, altre detenute». Ed ecco dieci ore di materiale girato, carico di sentimenti forti, parole dure e al tempo stesso fragilità estreme. Barbara, Claudia, Elena, Elisa, Hasna, Josephine, Julieth, Maria Soledad, Martina, Romana, Rose, Simona, Solange, Sladjana, Sonia, Stefania, Success, Yvone hanno accettato la sfida di Jo, Francesca e Giusy, le donne del “Muro delle Bambole” (Wall of Dolls”) e hanno partecipato al progetto.
il messaggio
Il 29 agosto alle 16, nello spazio della Regione Veneto, all’Hotel Excelsior del Lido, con l’anteprima del docufilm metteranno a nudo la loro consapevolezza. «Una semplice ma intensa lezione di vita» anticipa Jo Squillo «che può educare i giovani affinché non commettano gli stessi errori. Che spiega a chi sta fuori quale carico di dolore debbano sopportare queste donne. Sanno di aver sbagliato, vogliono pagare, ma desiderano anche una seconda possibilità».
“Donne in prigione” non giustifica gli errori, racconta il dramma di chi li ha commessi, spinto spesso da condizioni estreme. «Ci piacerebbe far girare questo lavoro nelle scuole» chiude Carollo «Abbiamo preso contatti». Potrebbe diventare un format televisivo. Per ora c’è la certezza della presentazione a Venezia con il possibile red carpet per una detenuta in permesso speciale. Un piccolo premio per chi cerca un’occasione di rinascita. —
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