La Natura in posa, dettagli più veri del vero per meditare sulla caducità dell’esistenza

Presentata a Vienna l’esposizione che dal 30 novembre sarà a Treviso con i capolavori del Kunsthistorisches Museum

dall’inviata

Marzia Borghesi

VIENNA. Tra il XVI e il XVII secolo si era andato affermando nell’area fiamminga un genere peculiare e intimista che l’uso di tecniche pittoriche raffinate votava alla cesellatura del dettaglio nella ricerca della massima perfezione: la natura morta. Vassoi colmi di frutta, fiori per lo più nel pieno della sbocciatura, petali sparsi, preziose composizioni di argenti, cristalli resi al massimo della loro trasparenza, ricche porcellane; talvolta cacciagione accostata ad animali vivi, strumenti musicali e altri oggetti capaci di evocare riflessione sulla caducità della vita umana.

Il filone della natura morta e delle vanitas sarà al centro della mostra “Natura in posa. Capolavori dal Kunsthistorisches Museum di Vienna in dialogo con la fotografia contemporanea”, in programma dal prossimo 30 novembre al 31 maggio 2020, nel Museo di Santa Caterina di Treviso. La mostra, promossa dall’amministrazione comunale di Treviso insieme a Civita Tre Venezie (nell’ambito di un progetto che punta anche alla promozione turistica e coinvolge le associazioni di categoria), è stato presentato ieri nella sede dell’Istituto Italiano di cultura di Vienna dal sindaco Mario Conte e dall’assessore Lavinia Colonna Preti. La mostra concepita appena un anno fa, e costata oltre un milione di euro, punta ad avere carattere di scientificità e internazionalità, oltre che di territorialità, come ha precisato la presidente di Civita Tre Venezie, Emanuela Bassetti.

Il valore scientifico

Garanzia di valore scientifico è offerta da un trio di curatrici: Francesca Del Torre, assistente scientifica dell’Istituto di storia dell’arte della Fondazione Cini e curatrice per la pittura italiana del Rinascimento del Museo di Storia dell’arte di Vienna, Gerlinde Gruber, curatrice per la pittura fiamminga dello stesso museo, e Sabine Pénot che del Kunsthistorisches cura la pittura olandese. Il percorso (il primo di cinque per altrettante esposizioni in vista della candidatura di Treviso a capitale della cultura 2021, come ha annunciato Conte che con le Nature Morte punta almeno ai 150mila visitatori) intende documentare l’evoluzione di un genere pittorico spesso sottovalutato nell’ambito della storia dell’arte – forse anche perché successivo all’immensa stagione del Rinascimento che aveva posto la figura umana a misura di tutte le cose – mettendolo in relazione a contemporanee interpretazioni del rapporto tra l’uomo e la natura.

Cinquanta i capolavori della poderosa collezione che fu degli Asburgo, che il prossimo autunno lasceranno il Museo di Vienna, per la prima volta visibili in Italia. Solo una o due opere verranno staccate dalle pareti del Kunsthistorisches che per altro conserva una ricchissima collezione di capolavori del Rinascimento Veneto niente affatto estraneo all’uso di elementi allegorici (a Vienna per esempio lo straordinario “Giovane con lucerna” di Lorenzo Lotto). La prestigiosa sede espositiva metterà a disposizione alcuni dei tesori conservati nei depositi e che, grazie al progetto trevigiano, torneranno alla vita che solo lo sguardo dello spettatore è in grado di restituire all’opera d’arte.

Il confronto

L’itinerario tematico e cronologico partirà dalla fine del XVI secolo per arrivare al XVIII. Come era stato anche nel corso del rivoluzionario Cinquecento, gli scambi commerciali e i traffici tra Venezia e il nord andavano di pari passo con i viaggi degli artisti che potevano entrare in contatto tra loro esercitando reciproche influenze. Il percorso della mostra trevigiana metterà a confronto la scuola veneta con quella fiamminga, cominciando dalle scene di mercato e dalle rappresentazioni delle stagioni di Francesco Bassano (1549-1592), figlio di Jacopo, e Ludovico Pozzoserrato, quest’ultimo tra l’altro a lungo impegnato, e poi morto, a Treviso. Il Museo Bailo ne conserva due dipinti. Ma è tra Bruges e Anversa che nel Seicento il genere della natura morta raggiungerà massima diffusione anche grazie alle richieste che venivano dai ricchi committenti fiamminghi. Quindi tavole apparecchiate, mazzi di fiori, strumenti musicali come quelli al centro delle rappresentazioni di Evaristo Baschenis (1617-1677) artista bergamasco innamorato della musica e ispirato dal genio di Giorgione. E soggetti caratterizzati dalla presenza di elementi simbolici che alludono al trascorrere del tempo e alla caducità dell’esistenza, quali teschi, clessidre, frammenti di armature, mappamondi, candele consumate: motivi che dovevano indurre alla meditazione in un’Europa afflitta dalle guerre e dalla peste. La mostra mette insieme i lavori, tra gli altri, di Federik van Valckenborch e Jan Baptist Saive il Vecchio che accompagnano il visitatore tra i banchi di mercato d’Oltralpe. Seguono i capolavori di Jan Brueghel, figlio di Pieter il Vecchio (amplissima la collezione di opere di quest’ultimo a Vienna, compresa la celeberrima “Torre di Babele”) Pieter Claesz con le sue tavole apparecchiate di effetto iperrealista; Willem Claesz Heda specialista in preziose composizioni di argenti e cristalli; Jan Weenix passato alla celebrità per i dipinti di cacciagione affiancata a elementi di architettura classica; Gerard Dou che lavorò alla scuola di Rembrandt. Le opere di Evaristo Baschenis, Gasparo Lopez dei Fiori ed Elisabetta Marchioni documentano la diffusione del genere anche al di qua delle Alpi.

La riflessione

La riflessione sul rapporto tra l’uomo e la natura, che ha potuto tradursi anche nella rappresentazione con più tecniche delle nature morte, ha attraversato la storia delle arti fino ad oggi preparando al contemporaneo (l’esperienza di Cézanne o Morandi). La mostra intende indagare anche questa evoluzione con una sezione, a cura di Denis Curti, che sarà dedicata alla fotografia contemporanea con artisti internazionali. Quasi un omaggio alla fedeltà fotografica dei soggetti fiamminghi, che inducono l’occhio a ricercare la perfezione di dettagli più veri del vero. Ci saranno David LaChapelle, Martin Parr; Robert Mapplethorpe, Aaraki, Franco Vimercati, Hans Op De Beeck che rilegge la natura morta seicentesca riducendola a pura forma. Ai prestiti del Kunsthistorisches Museum si affiancheranno quelli provenienti da collezioni di musei del Veneto. Accompagna la mostra il catalogo Marsilio. —

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