La Speranza torna a Venezia Composto il “puzzle” di Vasari
Ricomprato un tassello fondamentale del ciclo decorativo di Palazzo Corner Spinelli L’esposizione alle Gallerie dell’Accademia in occasione della mostra su Tintoretto

È uno straordinario “puzzle” artistico che si ricompone dopo trent’anni di ricerche quello che riguarda il grande ciclo decorativo che Giorgio Vasari dipinse nel 1542 a Venezia per il soffitto di Palazzo Corner Spinelli (oggi sede della grande azienda di tessuti veneziani Rubelli) e che poi andò disperso nelle varie tavole che lo componevano. Avviene con l’ultimo - o forse il penultimo - tassello mostrato ieri per la prima volta a Venezia. Si tratta di “La Speranza”, una delle allegorie del ciclo vasariano, arrivato alle Gallerie dell’Accademia che con il ministero dei Beni Culturali al proprio fianco e il contributo dei Comitati privati internazionali di salvaguardia Venetian Heritage e Venice in Peril, hanno raccolto i fondi necessari per l’acquisto. E c’era anche il grande regista statunitense James Ivory ieri - con la direttrice delle Gallerie dell’Accademia Paola Marini, un funzionario illuminato come Giulio Manieri Elia e il direttore di Venetian Heritage Toto Bergamo - a salutare l’arrivo dell’opera, visto che è stato testimonial e primo sottoscrittore della campagna di raccolta fondi. «Un onore e un piacere per me» ha detto «anche perché alle Gallerie dell’Accademia ho girato il mio primo film da studente di cinema».
“La Speranza” rappresentava l’ultima tavola del ciclo, ancora di proprietà privata. Le Gallerie dell’Accademia avevano firmato con la celebre casa d’aste Christie’s - incaricata dagli eredi di Lord Weidenfeld di vendere l’opera tramite trattativa privata - un contratto secondo il quale gli eredi Weidenfeld si impegnavano a vendere il dipinto al museo veneziano per un valore concordato di 470 mila euro (400 mila sterline circa), concedendo 12 mesi per raccogliere i fondi necessari. Ne sono bastati dieci per riportare a Venezia il dipinto. Il ministero dei Beni Culturali ha erogato per l’acquisto un finanziamento di 319 mila euro, mente i restanti 150 mila euro necessari sono stati raccolti da sottoscrittori privati, grazie all’azione dei Comitati.
Il ciclo vasariano restò a Palazzo Corner Spinelli fino all’inizio dell’Ottocento, epoca in cui fu smantellato e venduto. «Puntiamo ora ad acquisire in deposito dal Museo di Casa Vasari di Arezzo il frammento del “Giuda” del ciclo che era collegato direttamente a quello della Speranza» ha detto ieri la direttrice Paola Marini «proponendo iniziative di scambio. E l’obiettivo è presentare per la prima volta ricomposto il ciclo vasariano del soffitto di Palazzo Corner Spinelli in occasione della mostra dedicata al giovane Tintoretto che organizzeremo alla fine del prossimo anno per il cinquecentenario della nascita. Perché l’influsso di questo ciclo e della “maniera” vasariana su artisti come Tiziano, Veronese e lo stesso Tintoretto è stato importante, per le innovazioni nelle volumetrie, nel disegno e nello studio dei corpi. Ci sono però altre parti del ciclo, come una delle decorazioni con putti che non si sa più dove siano finite e lanceremo un appello internazionale per scoprire, se da qualche parte esistono ancora». Gli allora giovani Veronese e Tintoretto ammirarono il soffitto “manierista” di casa Corner, riprendendone lo stile nei soffitti da loro dipinti pochi anni dopo per la chiesa e la Sacrestia di San Sebastiano e per la Sala dell’Albergo della Scuola Grande di San Rocco. I riquadri dipinti raffiguravano cinque Virtù con la Carità al centro e Putti con tabelle posti agli angoli. Dopo lo smembramento, è iniziata dal 1987 la “caccia” di Venezia alla ricomposizione del ciclo - avendo ottenuto anche in deposito dall’Accademia milanese di Brera il comparto centrale - con l’acquisizione di “La Pazienza”, “La Giustizia” e due Putti, appartenuti alla collezione Di Capua a Roma. Un altro Putto fu acquisito nel 1998, identificato dalla studiosa Luisa Vertova nella fotografia di un interno di un palazzo milanese pubblicato da una rivista di architettura. Nel maggio 2013, poi, la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale di Venezia, sempre con il supporto della Fondazione Venetian Heritage, organizzò una raccolta di fondi per l’acquisizione del comparto “La Fede” che si trovava dal 1960 presso la collezione di Lady Kennet a Londra, dalla quale è stato acquistato per 413 mila euro, anche in questo caso con il contributo dei Beni Culturali. Ora con l’arrivo di “La Speranza”, il ciclo si chiude, in attesa che anche il “Giuda” - che rappresentava nel comparto proprio il contraltare della speranza, e cioè la disperazione - giunga alle Gallerie dell’Accademia.
Già individuata la sala del museo dove il ciclo del soffitto vasariano sarà esposto in permanenza. Da ammirare, come era stato concepito, dal basso verso l’alto. Ma ci vorrà ancora un anno e mezzo circa, perché prima le tele dovranno essere interamente restaurate e dovrà essere creato un nuovo progetto di comparto destinato a ospitarle per ricreare l’effetto-Vasari. Un ritrovamento che conferma anche la nuova vitalità di un museo come le Gallerie dell’Accademia, grazie anche alla nuova direzione.
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