La storia dei giocattoli ha una morale che vale per i piccoli e per i grandi

Sono passati quasi 25 anni dal primo “Toy Story” e il mondo dei giocattoli animati continua a tener banco. A nove anni dal terzo episodio, tornano gli eroi animati della Pixar con “Toy Story 4”, distribuito da Walt Disney Pictures. Con qualche novità, sia nella tipologia di personaggi, che nella sottile morale di fondo.
Il cow-boy Woody ha sempre saputo che la sua priorità è la cura del suo bambino, che si trattasse di Andy o, adesso, di Bonnie. Quando Forky – una forchettina di plastica che all’asilo Bonnie trasforma in pupazzetto – si autodefinisce “spazzatura” e non giocattolo, Woody decide di mostrarle gli aspetti positivi di questa nuova vita, anche con forti rischi. Mentre Bonnie porta con sé tutta la banda di giocattoli in viaggio con la famiglia, Woody fa un’inaspettata deviazione, che lo porta a ritrovare Bo Peep. E Woody e Bo scoprono che, se le loro rispettive vite come giocattoli sono agli antipodi, c’è qualcos’altro che li lega e che anche nei cartoon emerge nell’happy end. Diretto da Josh Cooley, ma scritto e prodotto da quel John Lasseter che fu il regista dei primi due episodi (e di “Cars”), “Toy Story 4” ha una sua morale profonda e anticommerciale. Ovvero i giochi hanno valore eterno e basta poco per divertirsi e appassionarsi per chi ha poche pretese come i bambini. Ci si può affezionare anche a una forchetta, stralunata e strabica come quella di Bonnie, si può accettare l’avvicendamento e la messa in disparte, perché l’interesse prevalente è quello dei bimbi.
Un messaggio che parla più agli adulti, sempre timorosi di essere superati o avvicendati, ma anche ai piccoli, mostrando loro il valore dell’amicizia e della solidarietà, che in questo film è molto al femminile, con nuovi ruoli principali per pupazzette e bambine. Questo è il primo “Toy Story” senza Fabrizio Frizzi, scomparso nel 2018: al suo posto, per doppiare Woody, c’è Angelo Maggi, voce di Tom Hanks e di Robert Downey jr. , Iron man. Massimo Dapporto è Buzz e Corrado Guzzanti è Duke Caboom. —
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