La “Villetta con ospiti” che porta al cinema la provincia veneta e i suoi vizi capitali

Bassano preferita a Vittorio Veneto, nel cast Giallini e Cescon Una storia di borghesia inquieta e di meschinità



Dopo la fiction Rai “Di padre in figlia”, Bassano del Grappa si è di nuovo trasformata in un set. Nei giorni scorsi la città ha ospitato le riprese del nuovo film di Ivano De Matteo, “Villetta con ospiti”, scritto insieme alla sceneggiatrice triestina Valentina Ferlan, sua compagna nella vita e interpretato, tra gli altri, da Marco Giallini, Michela Cescon e Massimiliano Gallo.

Commedia noir

«Una commedia noir» come l’ha definita lo stesso regista, memore, forse, della lezione di Carlo Mazzacurati nell’indagare il lato oscuro di una ricca provincia del nordest dove di giorno si ostentano pubbliche virtù tra i tavolini del caffè e di notte esplodono meschinità e violenze. È il fascino, ormai nemmeno più tanto discreto, della borghesia, la stessa già raccontata, con inquietanti conseguenze, da De Matteo in “I nostri ragazzi”.

In questo suo nuovo film i protagonisti incarnano i sette vizi capitali: in pubblico sembrano innocenti ma, insieme, si macchieranno dei peggiore dei peccati. Una sceneggiatura che è sembrata, sin da subito, tagliata per una ambientazione veneta e che la Vicenza Film Commission non si è fatta scappare. «Siamo stati contattati dal location manager della produzione» racconta il referente della Commissione vicentina Roberto Astuni «e abbiamo organizzato un sopralluogo a settembre. I luoghi della città hanno subito colpito i produttori. Il giorno dopo il regista e la scenografa erano già a Bassano che alla fine l’ha spuntata su Vittorio Veneto come cornice del film».

Fino a sabato 17 novembre, per una decina di giorni, la città è stata un set a cielo aperto. In particolare, quasi metà del film si svolge durante una festa paesana che è stata ricostruita sul sagrato del Duomo in Piazza Castello, tra bancarelle e prodotti tipici, dando così alle scene una impronta territoriale molto forte. Tanto che il regista, dopo aver scoperto angoli nuovi e luci particolari della città, ha deciso di cambiare all’improvviso alcune sequenze, lasciandosi ispirare dalla città.

Volano economico

«Una operazione» continua Astuni «che ha interessato moltissime maestranze vicentine e più di 100 comparse del luogo, con il coinvolgimento di alberghi e ristoranti, portando alla città, in media, 10.000 euro al giorno. La ricaduta economica non è, ovviamente, paragonabile a quella della serie tv “Di padre in figlia”, che all’epoca rilasciò sul territorio quasi un milione di euro, ma rappresenta comunque un importante sostegno al settore turistico della città, facendola entrare in un mercato, quello cinematografico, che può avere sviluppi importanti».

Oltre a Piazza Castello, un altro luogo centrale del film è diventato Casa Betania, oggi un ricovero di suore, trasformata in “Cantina Tamarin”, l’azienda vinicola intorno alla quale ruotano le vite dei protagonisti, immersa tra i filari di viti che, per esigenze cinematografiche, hanno “sopportato” persino grappoli posticci. «Ho dovuto procurare dell’uva da attaccare alle viti» racconta Astuni « perché ormai la vendemmia era già avvenuta, per riuscire a far girare una scena a Marco Giallini mentre guarda un chicco d’uva».

E poi ancora il Bar Danieli, che è diventato una pasticceria e Piazza Libertà, attraversata da una Ferrari, simbolo di una città opulenta ma anche estremamente compromessa nelle sue pieghe più fangose. Venezia non è molto lontana da qui: lo sa anche De Matteo che punta proprio al Festival del prossimo anno per presentare “Villetta con ospiti”. Con il suo Nordest inquieto, la locomotiva di una economia che ormai da tempo è ferma su un binario morto. —



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