La voce di un tenore trevigiano aprirà la stagione della Scala

MILANO
«Alla fine lavorare con coscienza, entusiasmo e umiltà paga. Ancora adesso ripasso le opere in modo costante con il mio pianista trevigiano, Paolo Polon, come un debuttante. Ho accarezzato questo sogno a lungo e, ora che si realizza, tocco il cielo con un dito ma sono anche cosciente del fatto che tutto questo è frutto di grande umiltà e costante lavoro».
Sono le parole del tenore trevigiano Fabio Sartori, appena ricevuta la comunicazione ufficiale che sarà anche lui nel cast che aprirà a dicembre la prossima stagione lirica della Scala di Milano. Un tenore di Treviso che inaugura la Scala non è cosa da tutti i giorni. Un po’ perché Treviso di tenori capaci di farlo non ne ha avuti molti, se si esclude Mario Del Monaco, un po’ perché il palato musicale dei milanesi è un’arma impropria quasi come quello dei parmensi.
La marcia di avvicinamento è stata lunga, impervia e faticata. Nella stagione 2017, Sartori da Milano ha riportato buone recensioni con Simon Boccanegra, quest’anno, sempre alla Scala, ha portato in scena cinque volte Aida diretta da Daniel Oren e con un crescendo di critiche positive come medaglie da portare al petto. Non stupisce che alle spalle di Sartori ci sia Alessandro Ariosi, lo stesso agente di Placido Domingo, e non stupisce che la direzione artistica del tempio milanese della lirica abbia scelto proprio Sartori per la serata inaugurale del 7 dicembre 2018 per un “Attila” di Verdi diretto da Chailly.
Il tenore trevigiano canterà nel ruolo di Foresto, mentre quello di Attila toccherà a Ildar Abdrazakov. Nel dramma lirico verdiano e nell’identico ruolo che lo attende a dicembre (con diretta Rai), Sartori ha già cantato con successo nella stagione lirica 2016 al Massimo di Palermo, diretto dallo stesso direttore d’orchestra della recente Aida a Milano. E alla Scala, nella stessa stagione, Sartori tornerà con un’altra opera, stavolta di Schiller, “I Masnadieri” e, il 24 febbraio 2019, con un recital (musiche di Rossini, Verdi, Leoncavallo, Mascagni e Tosti) a lui dedicato.
Il ragazzo che s’impose nel concorso di Pavarotti e che un padre appassionato fece studiare, a costo di sacrifici, al conservatorio Benedetto Marcello, finalmente, a 48 anni, porta a casa il risultato che aspettava da una vita e ha l’occasione di seguire le orme del grande maestro modenese che lo ha scoperto. Da allora Sartori ha cantato in tutti i maggiori teatri del mondo, diretto anche da Muti e Domingo che amano la sua voce, in un crescendo tanto inatteso quanto meritato. «Ma a Treviso torno appena posso: ho la mia famiglia, i miei amici della prima ora. E il bar dove mi fermo sempre: è stato la sede del mio primo fan club». —
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