L’arte attorno a Tiziano i misteri dell’Annunciazione

di Virginia Baradel
Il tema è quello dell’Annunciazione, un vero cardine dell’iconografia sacra. I protagonisti sono l’angelo, Maria e lo Spirito Santo. I primi due possiedono sembianze umane, mentre lo Spirito è una scia luminosa che proviene dal messaggero alato o direttamente dall’alto dei cieli, ed è indirizzato verso Maria.
Nel Medioevo quell’alito divino era evocato da linee o lettere dorate incise nell’oro dello sfondo. Oro su oro, luce su luce. Tutto ruota, infatti, intorno al mistero della luce suprema che si fa carne nel grembo di Maria e in questa discesa finirà per incontrare il suo opposto, la morte. Un fiume di pensieri che ondeggia tra la storia e il presente, tra sacro e profano, tra fede e intuizione sensibile, soprattutto quando si tratta d’arte visiva. Di questo hanno parlato Gabriella Belli e Luca Massimo Barbero, presentando la mostra di cui sono curatori: “Attorno a Tiziano. L’annuncio e la luce verso il contemporaneo” da oggi al Candiani di Mestre, seconda proposta della rassegna Cortocircuito che accosta opere storiche e contemporanee su un tema che scuote l’abitudine interpretativa e propone nuovi approcci di lettura. Come per Giuditta II di Klimt, la mostra trova il suo punto di forza nel disegno critico e il suo repertorio nei Musei veneziani, stavolta affiancati dalla Scuola Grande di San Rocco e dalla Fondazione Cini, oltre che da collezioni private.
E dunque largo alle emozioni visive che la suggestione tematica riverbera dalle miniature del Trecento al tableau vivant di Luigi Ontani in posa d’angelo rivolto verso l’osservatore, destinatario del suo messaggio. Cuore dell’esposizione sono due Annunciazioni cinquecentesche: quella di Benvenuto Tisi detto il Garofalo della Fondazione Cini, recentemente restaurata, e quella di Tiziano della Scuola Grande di San Rocco. Distano circa trent’anni l’una dall’altra, ma la prima è un vertice di cromatismo terso e modellante, provvisto di molti dettagli narrativi, come gli oggetti quotidiani contenuti in uno stipo aperto al centro; la seconda un incontro emozionante tra due figure reali: l’Angelo che atterra in volata come Mercurio (egregia l’ouverture della mostra con il Mercurio del Giambologna) e la Madonna, una fanciulla umile e delicata che si fa donna in quell’attimo. Tra i due dipinti si apre la stanza con Il sole in Piazza S. Marco di Lucio Fontana, dove s’inverte il senso della trascendenza e la luce è di tutt’altra pasta. Infatti, se nelle prime sale è l’oro a manifestarne l’essenza, nelle miniature, nelle tavole del Trecento, in un altarino d’ebano e bronzo dorato del XVI secolo di manifattura tedesca, nel Novecento la luce si muta in materia, è il giallo spatolato e rilevato che si fa schermo per i fori “dove passa l’infinito” e per le schegge di vetro che restituiscono l’abbaglio del sole in piazza S. Marco. Luce e Annunciazione hanno molto a che fare con Venezia che la tradizione vuole fondata il 25 marzo. L’allestimento di Pierluigi Pizzi fa la sua parte in questo gioco di specchi, dove il rigore storico-artistico non fa velo al piacere della sorpresa. Il nero su nero delle pareti, ora specchiante ora opaco, diventa un coup de théâtre quando fa da sfondo al dialogo tra un’Annunciazione di Canova e un teatrino di Fontana: raramente il bianco su bianco ha recitato con più grazia, neoclassicismo e spazialismo con più affinità elettiva. Analoga emozione, che corre sui fili sottili dell’intuizione, si prova nel legame misterioso che s’istituisce tra la Deposizione di Previati e le “tre croci”, per l’esattezza Untitled (to Don Judd, colorist), di Dan Flavin che chiude il cerchio della dialettica simbolica tra luce e materia, con la prima che ritorna a manifestarsi come pura luminosità cromatica a forma di croce, portando a compimento la promessa di vita e la profezia di morte contemplate nel mistero dell’Annunciazione. Eppure la simbologia del Calvario da un lato riguarda «gli immensi giorni della morte» scrive Barbero, ma dall’altro anticipa l’idea di una luce che supera la materia e che sarà la Resurrezione.
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