L’ultima dogaressa L’arte celebra Peggy nei quarant’anni dalla morte

Quattro esposizioni alla Collezione nei prossimi 12 mesi due sono dedicate alle sue scelte e passioni di mecenate

VENEZIA. Ricoverata all’ospedale di Camposampiero per le conseguenze di una frattura al piede, il 23 dicembre 1979 muore Peggy Guggenheim. La gallerista, collezionista e mecenate americana, che da 31 anni si è trasferita stabilmente in Italia, ha 81 anni e in quel momento è sola. La figlia Pegeen è morta dodici anni prima, il figlio Sindbad è impegnato a mettere al sicuro le opere d’arte conservate nella cantina del Palazzo Venier a Venezia, minacciate da piogge torrenziali. Personaggio vicino al mito già in vita, Peggy lo sarà sempre di più dopo la morte quando il suo patrimonio continuerà a svelare le sue doti di mecenate, e a offrire al pubblico di tutto il mondo – nella sua casa – i piaceri e la consolazione dell’arte.

La vita veneziana

Le ceneri di Peggy sono sepolte nel giardino di Palazzo Venier, vicino ai suoi cani. La sua casa con le sue collezioni e il giardino sono meta di un turismo che non conosce flessioni. E nel 2019, anno del quarantennale della morte, il programma espositivo sarà particolarmente ricco.

“Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa”, a cura di Karole Vail, con Grazina Subelyte, dal 21 settembre al 27 gennaio, celebrerà la vita veneziana della collezionista.

In mostra, dipinti, sculture e opere su carta selezionate tra quelle acquisite tra la fine degli anni Quaranta e il 1979, anno della scomparsa di Peggy, con focus sulle mostre e gli eventi che lei stessa organizzava e alle quali partecipava. A fianco di opere conosciute, come “L’impero della luce” di Magritte, ci saranno lavori raramente esposti, di artisti come René Brô, Gwyther Irwin e Grace Hartigan, oltre che da pittori di origine giapponese come Kenzo Okada e Tomonori Toyofuku.

Dal 15 febbraio al 15 maggio 2020, sempre a cura di Karole Vail, la mostra “Migrating objects” esamina l’interesse mostrato da Peggy negli anni ’50 e ’60 per le arti dell’Africa, dell’Oceania e delle Americhe. In quegli anni acquista opere di artisti appartenenti a culture di tutto il mondo, incluse sculture di inizio Novecento provenienti dal Mali, dalla Costa d’Avorio e dalla Nuova Guinea, e opere delle antiche culture del Messico e del Perù. In esposizione, sono affiancate a opere europee sempre della sua collezione.

Dopoguerra e dada

Altre due mostre sono nel calendario della Collezione: dal 26 gennaio al 18 marzo, una esposizione dedicata all’arte europea e americana del dopoguerra, attraverso una ottantina di opere raccolte dai coniugi Schulhof, che grazie a un lascito si sono aggiunte alle collezioni della Fondazione Solomon R. Guggenheim. A seguire, una dedicata alla produzione dell’artista franco-tedesco Jean Arp, dal 13 aprile al 2 settembre. Arp (1886-1966), tra i fondatori del movimento Dada e pioniere dell’astrazione, sviluppò un vocabolario di forme organiche che si muovono tra l’astrazione e la rappresentazione. —

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